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Whirlpool conferma riconversione Napoli, incentivi insufficienti

01 agosto 2019 | 20.17
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Whirlpool conferma riconversione Napoli, incentivi insufficienti

La decontribuzione per 17 mln di euro dei contratti di solidarietà offerta dal Mise a Whirlpool per incentivare il mantenimento della produzione di lavatrici di alta gamma a Napoli e salvaguardare i 420 posti a rischio, oltre che per scongiurare la revoca dei 15 mln di fondi pubblici minacciata a più riprese dal vicepremier Luigi Di Maio, non bastano alla multinazionale americana a contenere le perdite del sito e a rilanciare la produzione. La soluzione alla crisi dello stabilimento passa invece dalla sua riconversione, da una nuova mission sotto una nuova realtà aziendale e con una nuova organizzazione del lavoro. Così al termine del nuovo round convocato al Mise, Whirlpool mette le carte sul tavolo: numeri e cifre condensate in 15 slide per rifare i conti alla luce dell'offerta del governo su tutte le possibilità di contenere le perdite di oltre 20 milioni all'anno denunciate dal sito campano.

"Nonostante lo sforzo del Governo, gli approfondimenti condotti dimostrano l’insostenibilità della produzione di lavatrici a Napoli: l’unica soluzione sostenibile è il progetto di riconversione identificato", ribadisce Luigi La Morgia, ad Whirlpool Italia sottolineando come gli incentivi del governo "non sarebbero sufficienti a compensare i bassi margini di prodotto e l’ammortamento incrementale" degli investimenti relativi a lavatrici di alta gamma. Lo stabilimento di Napoli infatti, prosegue Whirlpool, "continuerebbe a operare ben al di sotto del punto di pareggio in termini di volumi e a non essere competitivo". Pollice verso della multinazionale anche nell'ipotesi di un reshoring dalla Slovacchia o dalla Cina che avrebbe comunque "un impatto negativo su profittabilità e competitività dell’azienda in Emea".

L'unica strada, dunque, ribadisce Whirlpool, resta quella di "una nuova missione" per lo stabilimento di Napoli: "l’unica soluzione percorribile per mantenere i massimi livelli occupazionali, la continuità industriale e garantire al sito un futuro sostenibile nel medio e lungo periodo", dice ancora impegnandosi per questo "sin d’ora a confermare i diritti acquisiti, le tutele reali e il livello retributivo per tutti i dipendenti", aggiunge.

Un progetto però ancora tutto da scrivere che si baserà , spiega ancora Whirlpool, sulle "capacità industriali e manifatturiere di Napoli e il suo posizionamento logisticamente strategico" con cui sviluppare "un prodotto per due settori di mercato in rapida crescita, in cui l'Italia occupa un ruolo di rilievo anche in termini di attrazione di investimenti".

Ma i sindacati restano guardinghi. Se da una parte rifanno i conti in tasca al governo e denunciano come dei 17 milioni promessi dal Governo per 15 mesi di decontribuzione restino effettivamente a disposizione "una cifra molto inferiore", alcuni parlano di non più di 4-4,5 mln, dall'altra vorrebbero vederci più chiaro. "Il problema è politico, prima che tecnico", annota Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm per il quale l’obiettivo "deve essere il rilancio di Napoli e la salvaguardia della presenza di Whirlpool in Italia, secondo quanto sottoscritto nell’accordo di ottobre 2018. Solo così anche eventuali benefici fiscali saranno pienamente giustificati, poiché non solo tutelerebbero i lavoratori ma avrebbero una ricaduta positiva sistemica sul territorio", dice.

Cauta anche la Fiom che boccia come "assolutamente insufficiente " l'analisi illustrata oggi dall’azienda e rimanda a settembre il gruppo: "abbiamo dato a Whirlpool i compiti per le vacanze, e cioè di mettersi a lavorare ad un piano quinquennale, per il periodo 2020-24, che porti a rendere sostenibile quella che rappresenta per noi l’unica soluzione possibile alla vertenza: continuare a produrre a Napoli l’alta gamma di lavatrici e affiancando a questo qualche altra produzione riportata dall’estero per saturare i livelli occupazionali", commenta Barbara Tibaldi, della segreteria nazionale della Fiom.

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