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De Benedetti: "Rilanciare Gedi poi una Fondazione"

15 ottobre 2019 | 10.05
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L'ingegnere al 'Corriere della sera': "I miei figli non sanno fare gli editori, in Italia non ci sono compratori"

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

"Mi offro di rilanciare il gruppo Gedi e poi conferire le azioni in una Fondazione. Ricevo segnali di grande interesse dai giornalisti". Così Carlo De Benedetti in un'intervista al 'Corriere della Sera' sulla sua mossa di un'offerta a sorpresa per l'acquisto del 29,9% di Gedi, respinta da Cir, la società che controlla il 45,75% del gruppo editoriale del quale fa parte 'La Repubblica'.

"Sono in condizioni di condurre in porto un’operazione in due tempi": il primo: raddrizzare "la gestione dell’azienda, che è stata del tutto inefficace", e in questa ottica "riprendere a investire pesantemente in un settore in cui Repubblica per anni ha eccelso: il digitale". Il secondo passo consisterebbe poi nel "portare le mie azioni, convincendo gli altri azionisti a fare altrettanto, in una Fondazione. Una Fondazione cui parteciperanno rappresentanti dei giornalisti, dirigenti del gruppo, personalità della cultura. L’obiettivo è assicurare un futuro di indipendenza a un pezzo di storia italiana", afferma De Benedetti.

Sui figli, che hanno respinto l'offerta, dice che bisogna "riconoscere che non sono capaci di fare questo mestiere", "sanno fare bene altri mestieri. Ma non hanno la passione per fare gli editori. Non hanno neanche la competenza; ma prima di tutto non hanno la passione". E aggiunge: "la grande ingenuità dei miei figli è continuare da tempo a cercare un compratore per il gruppo. Una ricerca inutile: in Italia un compratore non c’è".

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