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Un anno fa l'addio a Gilberto Benetton, uomo di numeri e finanza

22 ottobre 2019 | 19.37
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Gilberto Benetton (Ipa/Fotogramma)
Gilberto Benetton (Ipa/Fotogramma)

Un anno fa l'addio a Gilberto Benetton, uomo di "numeri e finanza" in una famiglia "di creativi". Un uomo dal "sorriso limpido come il suo sguardo" e dalla gentilezza mai formale e il modo di ascoltare mai distratto. E' con queste parole che Oliviero Toscani, per anni firma delle campagne pubblicitarie del gruppo Benetton e per il marchio United Colors of Benetton, immortala il ritratto dell'imprenditore trevigiano, scomparso, un anno fa, a 77 anni, dopo una lunga malattia. Una fotografia speciale contenuta nell'edizione 2019 del Libro dei Fatti, edito dal gruppo Adnkronos.

E non è un caso che questo ricordo sia affidato alle pagine della pubblicazione del gruppo di Giuseppe Marra. A Gilberto Benetton il presidente della Gmc era legato da "un'antica e profonda amicizia", da una stima reciproca che, negli anni, si è cementata in un sodalizio concretizzatosi anche nella iniziativa editoriale del Libro dei Fatti, in promozione presso la rete Autogrill, la controllata attraverso Schema 28 della holding finanziaria Edizione della famiglia Benetton. Una pubblicazione, dunque, che, anche in questo modo, 'correndo' sulle autostrade, è diventato volano per la diffusione dell'informazione e del sapere.

A un anno dalla morte di Gilberto Benetton, considerato l'anima finanziaria della famiglia trevigiana, e al quale si deve la creazione dell'impero della famiglia Benetton, l'omaggio di Toscani nel Libro dei Fatti, è oggi un modo per ricordarlo.

"Gilberto Benetton aveva un sorriso limpido, come il suo sguardo. Mi ha sempre colpito questa sua disposizione a sorridere a chi aveva davanti perché pensavo che una persona come lui che dal nulla è arrivata a dare lavoro a centinaia di migliaia di persone avesse la mente gravata di pensieri. Magari li aveva, molti pensieri, ma non lo dava a vedere", scrive Toscani.

"Mentre i suoi fratelli vestivano spesso casual lui era quasi sempre in giacca e cravatta, non gli era consentita quella libertà che ancora i 'creativi' potevano permettersi, lui che era un uomo di numeri e di finanza" scrive Oliviero Toscani sottolineando che Gilberto "era sinceramente interessato alla diffusione della cultura, dal progetto Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione della Benetton che lui appoggiò da subito, essendo più che altro un progetto di suo fratello Luciano, alla vendita dei libri in Autogrill" cui si associò l'omaggio del "Libro dei Fatti" per ogni volume venduto.

Terzogenito di quattro figli - con i fratelli Luciano, Giuliana e Carlo - Gilberto, pur avendo abbandonato la scuola a quattordici anni a causa, a quei tempi, delle ristrettezze economiche, è stato il fratello che ha studiato più a lungo. "Nato con il portafoglio in mano", come diceva lui stesso, Gilberto lavorò inizialmente alla Confartigianato, per poi dedicarsi completamente alla contabilità familiare. A lui si deve l'acquisizione nel 1999 di Autostrade e nel 2007 di Aeroporti di Roma. Negli anni, è stato vicepresidente di Edizione, la holding finanziaria della famiglia Benetton, di Autogrill, è stato consigliere del Gruppo Benetton, di Autostrade, Atlantia, Mediobanca, Pirelli & C. e Allianz.

"Mi ha sempre colpito questa sua disposizione a sorridere a chi aveva davanti perché pensavo che una persona come lui che dal nulla è arrivata a dare lavoro a centinaia di migliaia di persone avesse la mente gravata di pensieri" scrive Toscani nel suo ricordo di Gilberto Benetton nel "Libro dei Fatti 2019".

Un ricordo in cui Toscani parla di "gentilezza mai formale" e della capacità di Gilberto "di ascoltare mai distratto". Gilberto Benetton, continua Toscani, "possedeva l’umiltà dei grandi e, mentre tu pensavi che il grande era lui, lui ti faceva sentire importante con il suo interesse autentico per quello che avevi da dirgli o per il modo in cui ascoltava la tua risposta alla domanda che ti aveva fatto".

Toscani evidenzia inoltre che "Gilberto Benetton è stato un vero imprenditore moderno, lungimirante, un po' psicologo senza esserne cosciente, un po' contabile e un po' commerciale, attento sempre ai dettagli economici come i suoi fratelli lo erano nello stile, un imprenditore che si era davvero 'fatto da sé'". "Mi piace ricordarlo con il suo sorriso e la calma con cui affrontava i problemi. Un sorriso che mancherà all’industria e alla cultura italiane" sottolinea ancora Toscani.

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