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Nubi su Almaviva Palermo, sindacati: "Delocalizzazione continua"

08 novembre 2019 | 20.25
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A 48 ore dal vertice a Roma nuove indiscrezioni. Le organizzazioni sindacati: "Comdata avrebbe aperto due nuovi siti in Romania"

(Immagine di repertorio)
(Immagine di repertorio)

"Mentre si lavora per scongiurare la crisi della sede Almaviva a Palermo, i grandi committenti continuano la delocalizzazione selvaggia". A distanza di poco meno di 48 ore dal vertice di mercoledì scorso al ministero del Lavoro alla presenza dei sottosegretari Steni di Piazza per il ministero del Lavoro, Alessandra Todde per il Mise, e del capo di gabinetto del ministero del Sud, i sindacati lanciano l'allarme. Secondo alcune indiscrezioni, infatti, un player del settore delle telecomunicazioni, Comdata, avrebbe aperto due nuovi siti in Romania (di cui uno a Buzau) per lavorare volumi del 119 Tim. Una vera e propria doccia fredda per gli oltre 3mila operatori del colosso dei call center nel capoluogo siciliano, considerando anche i lavoratori a progetto.

Prospettive a tinte fosche emerse già durante il vertice di mercoledì scorso quando l'azienda ha presentato al tavolo il quadro attuale, partendo dalla verifica effettuata con i principali committenti su tariffe e volumi. "Una situazione più drammatica di quella prospettata appena un mese fa in sede ministeriale", avevano detto a caldo le organizzazioni sindacali. A rischio la stessa sopravvivenza dell'intero sito palermitano. Il Governo, raccogliendo l’invito a intervenire sulle committenze sia per i volumi che per la parte creditoria, nei giorni scorsi aveva annunciato un nuovo tavolo entro il 6 dicembre. Oggi, però, le voci su nuove delocalizzazioni che si rincorrono in ambienti sindacali rischiano di gettare nello sconforto i lavoratori.

"Mentre si discute sui tavoli ministeriali su come intervenire per ridurre la delocalizzazione c’è chi continua a lavorare per incrementarla ancora - denunciano i sindacati -. Mentre a Palermo la percentuale di ammortizzatore per il mese di novembre è al 40 per cento, importanti volumi della stessa commessa continuano a essere delocalizzati all’estero, mandando in fumo ingenti risorse economiche statali legate alla cassa integrazione". Una notizia "sconcertante", che arriva proprio nel momento in cui il Governo si appresta a iniziare il suo percorso di dialogo. "Se fosse confermata - dicono le organizzazioni sindacali - significherebbe che i grandi committenti restano insensibili al grido d’allarme che da settimane arriva sia dalle Istituzioni che dalle parti sociali".

"Una manovra di questo tipo sarebbe la conferma dell’assoluta sordità e indifferenza dei grandi committenti rispetto al percorso istituzionale intrapreso - concludono i sindacati -, perché una operazione del genere non può essere avviata senza l’avallo e la complicità della committenza". Da qui la richiesta al Governo di fare "quanto prima" chiarezza sulla fondatezza di queste informazioni, perché "non si può continuare ad assistere inermi a questa vera e propria macelleria sociale sulla pelle dei lavoratori di un territorio già martoriato dalla disoccupazione".

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