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Ex Ilva, nodo piano all'esame del governo

11 novembre 2019 | 18.58
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Il ministro dell'Economia: "ArcelorMittal rispetti gli impegni presi"

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)

Il governo è disposto a mettere in campo tutti gli strumenti necessari per tenere insieme lo "sviluppo industriale e la sostenibilità ambientale" e anche a discutere di come "adattare il piano industriale" alla difficile congiuntura del momento pur senza snaturarlo. Ma ArcelorMittal deve dimostrare di essere affidabile: "Rispetti gli impegni presi". E' il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, nel corso del convegno organizzato da Huffpost, a disegnare così gli estremi del possibile intervento che starebbe prendendo quota all'interno del governo nell'intricata e delicatissima vertenza sugli stabilimenti dell'ex gruppo Ilva dopo la decisione di ArcelorMittal di voler recedere dall'affitto degli stabilimenti.

E tra gli strumenti che il governo si appresterebbe a mettere sul tavolo di confronto con Mittal, il cui nuovo incontro non è al momento ancora ufficializzato, non solo "le necessarie garanzie giuridiche e amministrative", ma anche quelli propri di una politica industriale con cui sostenere la produzione in un momento di crisi. Scudo, incentivi e cig per i lavoratori che ballano, dunque, e non solo. Ma tutto questo non a fronte di una "produzione che scenda a 4 milioni di tonnellate, perché si arriverebbe ad una soglia di non sostenibilità", ammonisce però il ministro che mette in guardia la multinazionale dallo "scaricare sul lavoro le difficoltà di questa fase produttiva, e di derubricare, ridimensionare la portata di un piano che non può andare sotto determinate soglie". Pena il ridimensionamento di un progetto di un grande polo produttivo e competitivo della siderurgia a Taranto.

E anche la nazionalizzazione potrebbe rientrare in quella "cassetta degli attrezzi" che l'esecutivo sta predisponendo per affrontare al meglio il difficile momento congiunturale. Di questa crisi come di altre. Almeno non ne è esclusa, a detta di Gualtieri che però riporta la discussione nei ranghi: ''Chi pensa che lo Stato compri e assorba i costi che impediscono a un soggetto di essere competitivo sul mercato globale alimenta una pericolosa illusione''.

Di conseguenza è da evitare, conclude Gualtieri, ''una discussione tra bianco e nero, o si fa la nazionalizzazione di tutte le imprese in crisi, risolvendo magicamente i problemi, oppure lo Stato alza le mani e dice: se ne occupi il mercato'. Non è vera né l’una né l’altra cosa, abbiamo ben presente che ci sono strumenti e li utilizzeremo". Al momento però sembra sfumare anche il nuovo round che in molti avevano dato per imminente domani con ArcelorMittal.

Ma di ridiscutere del piano di A.Mittal e di riadattarlo alla congiuntura i metalmeccanici di Fim Fiom e Uilm al momento non intendono sentire parlare. Martedì per 24 ore incroceranno le braccia i 700 lavoratori, tra diretti e indotti, del sito di Novi Ligure. "L'accordo sottoscritto l'anno scorso presso il Mise è stato frutto di una lunga trattativa e aveva già lasciato migliaia di lavoratori fuori, in Cigs. Pensare di rimettere in discussione quell'equilibrio basato su un piano industriale e ambientale in cui ArcelorMittal si era impegnato a mantenere l'occupazione e la produzione dell'acciaio da Taranto a Genova, Novi, Racconigi, Marghera, non è accettabile e soprattutto non può avvenire senza che i lavoratori siano informati di ciò che si sta discutendo", dicono ad una voce sola i sindacati.

"L'accordo va fatto rispettare", dice ancora oggi il leader Cgil Maurizio Landini che ribadisce anche la necessità di una presenza pubblica nella proprietà degli stabilimenti dell'ex gruppo Ilva: "Se Cdp o un altro fondo, così come succede nel resto d'Europa e del mondo". Guardia alta anche da parte Cisl. "Il governo convochi l'azienda e il sindacato perché attraverso la trattativa bisogna risolvere questa questione così complessa", torna a chiedere il segretario generale, Annamaria Furlan per la quale se il governo deve "riparare l'errore grandissimo che ha fatto quando ha tolto lo scudo penale" perché il paese ha bisogno "di regole chiare, di avere certezze rispetto alle questioni industriali senza cambiare continuamente le regole in corso d’opera", dall'altra ArcelorMittal "ha il dovere di rispettare l’accordo che ha fatto con il sindacato e che presuppone sia la tenuta dell’occupazione sia il risanamento ambientale".

E torna a far sentire la sua voce anche Confindustria. "Gli ultimi sviluppi su Ilva dimostrano, ancora una volta, l’incapacità del Paese di dare alle imprese regole certe e chiare a supporto degli investimenti, nonché di valutare gli effetti di determinate decisioni sull’economia reale", ribadisce il Dg di viale dell'Astronomia.

Intanto l'avvio della battaglia legale preannunciata in questi giorno è destinata a slittare anche se di poco. Potrebbe essere depositato entro giovedì prossimo al Tribunale di Milano il ricorso d'urgenza e cautelare, ex art.700, con cui i Commissari straordinari dell'Ilva negano le ragioni addotte da ArcelorMittal per giustificare il recesso dall'affitto, preliminare all'acquisto, degli stabilimenti dell'Ex gruppo Ilva.

La multinazionale dell'acciaio perciò, ha detta dei Commissari straordinari, dovrebbe andare avanti con il rispetto del piano industriale ed ambientale. E sempre a Milano, al Tribunale, non è ancora stata assegnata a un giudice la causa relativa all'atto di citazione che i legali di ArcelorMittal avevano depositato la scorsa settimana contro i commissari straordinari dell'ex Ilva con cui si chiede di recedere dal contratto di affitto. Potrebbero essere infatti necessari, trapela, ancora alcuni giorni per l'iscrizione a ruolo e la successiva trasmissione alla cancelleria della sezione specializzata imprese del Tribunale che poi l'assegnerà a un giudice, il quale provvederà a sua volta a fissare un'udienza per la discussione.

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