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Passoni (PoliMi): "Acqua alta a Venezia? Mose fermo, non funziona"

13 novembre 2019 | 17.11
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L'ingegnere all'Adnkronos: "Per la difesa della città siamo ancora come nel 1966. L'opera non è completata, dunque non può essere collaudata e diventare operativa"

(Foto Fotogramma/Ipa) - FOTOGRAMMA
(Foto Fotogramma/Ipa) - FOTOGRAMMA

di Andreana d'Aquino
Se c'è l'emergenza acqua alta a Venezia "non si può ancora contare sul Mose per proteggere la città in quanto l'opera è ferma, non funziona". A ripercorrere lo status quo del Mose è Giuseppe Passoni, ingegnere idraulico e professore associato di Idraulica Marittima e Costiera del Politecnico di Milano, intervistato dall'Adnkronos. L'opera, spiega l'ingegnere, "non è stata ancora terminata, quindi non può essere definitivamente collaudata e di conseguenza messa in funzione".

Stando così le cose, questa infrastruttura "non può essere messa in funzione neanche parzialmente" chiarisce Passoni. Eppure di acqua ne è scorsa parecchia da quando nel lontano 2003 il Modulo Sperimentale Elettromeccanico, meglio noto come Mose, ha iniziato il suo iter tanto lungo. Nonostante quest'opera di ingegneria civile e ambientale abbia come obiettivo proprio "la difesa di Venezia e della sua laguna dalle acque alte con paratoie mobili alle 'bocche di porto' di Lido, Malamocco e Chioggia oggi attrezzate però al 90%" ricorda Passoni.

L'ingegnere del Politecnico di Milano sottolinea che "si sono accumulati ritardi" precisando "che per il solo progetto ci sono voluti 10 anni, senza contare, tra le altre, la caterva di conflitti di competenze fra il ministero dei Lavori pubblici ed il ministero dell'Ambiente che hanno portato altri ritardi". Insomma, "per la difesa di Venezia siamo ancora come nel 1966 anche se, nel frattempo, la laguna è stata rinforzata, per esempio le barene, con interventi protettivi sugli ecosistemi lagunare e costieri".

Dunque l'allarme climatico secondo Passoni potrebbe adesso "mettere un po' di 'prurito', sollecitare e dare fretta a chi non ha agito tempestivamente". Anche se, argomenta l'ingegnere, "Venezia è un caso complesso, unico nel suo genere e dove concorrono aspetti legati all'ambiente, alla storia, all'architettura, all'arte, all'economia".

Venezia, spiega ancora Passoni, "non è paragonabile, ad esempio, al caso della foce orientale del fiume Schelda che, nasce in Francia, attraversa il Belgio ma alla sua foce in Olanda ha alle spalle solo campagna consentendo interventi così più rapidi rispetto al caso Venezia". Il caso Mose di Venezia, continua l'esperto del Politecnico di Milano, "è un po' più simile alle barriere costruite sul Tamigi sebbene anche quest'opera non sia così complessa come il Mose della città lagunare".

Inoltre, "per il Mose di Venezia gravano anche gli epiloghi gestionali, i processi, la mancata nomina ancora oggi di un Commissario che richiede ben otto passaggi burocratici. Insomma ai problemi tecnici si aggiungono tanti intoppi amministrativi". "Speriamo, allora, che almeno i siano ora rispettati i tempi ad oggi previsti per la consegna del Mose, cioè fine 2021 o primi 2022". "Intanto -taglia corto l'ingegnere- si attende"

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