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Mes, Visco: "Non è meccanismo per ristrutturazione debito"

04 dicembre 2019 | 15.40
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Il governatore di Bankitalia sul funzionamento del Meccanismo europeo di stabilità: "Serve anzi ad evitarla e può essere preso in considerazione solo in casi eccezionali". Gentiloni: "Riforma non penalizza l'Italia"

(FOTOGRAMMA)
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"La funzione fondamentale dell'Esm è concedere, sotto condizionalità, assistenza finanziaria ai Paesi membri che – pur avendo un debito pubblico sostenibile – trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato". Lo sottolinea il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nel corso della sua audizione in Commissioni riunite Bilancio e Politiche Ue, sul funzionamento del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) e sulle sue prospettive di riforma. "Non è un meccanismo per la ristrutturazione del debito sovrano, anzi è volto a evitarla; come sancito dal Trattato vigente e ribadito nella proposta di riforma, la ristrutturazione può essere presa in considerazione soltanto in casi eccezionali".

E ancora: "La riforma non prevede né annuncia un meccanismo di ristrutturazione dei debiti sovrani. Come nel Trattato già oggi in vigore, non c’è scambio tra assistenza finanziaria e ristrutturazione del debito" afferma Visco. "Anche la verifica della sostenibilità del debito prima della concessione degli aiuti è già prevista dal Trattato vigente. È una clausola a tutela delle risorse del Mes di cui l’Italia è il terzo principale finanziatore".

Il Mes "è la risposta a una delle 'incompletezze' della governance economica europea" afferma il governatore. "Fino alla crisi dei debiti sovrani, l’apparato europeo in materia di finanza pubblica era fondato sulla prevenzione delle crisi, affidata al rispetto di regole di bilancio volte a mantenere disavanzi e debiti pubblici entro limiti considerati prudenti. Non erano previsti strumenti per la gestione delle crisi sovrane e, anzi, la clausola di 'non salvataggio' (no bail-out) del Trattato sul funzionamento dell’Ue, nella sua interpretazione più restrittiva, sembrava vietare qualsiasi intervento a sostegno dei paesi in difficoltà".

"Un Paese con un alto debito pubblico, soprattutto se il suo peso economico nell’area è elevato, deve innanzitutto porre in essere le condizioni per evitare di dover ricorrere all’Esm; come si acceda eventualmente ai suoi fondi non è irrilevante ma non dovrebbe essere il punto focale di attenzione" è la priorità sottolineata da Visco. "La strada maestra è quella di ridurre l’incidenza del debito sul prodotto mantenendo l’avanzo primario su livelli adeguati, innalzando la crescita economica, tenendo alta la fiducia e basso il costo medio del debito. La presenza dell’Esm facilita quest’ultimo compito perché contiene i rischi di contagio, contribuendo così a conservare condizioni ordinate sui mercati".

Per il Mes, come per qualsiasi prestatore, "non avrebbe senso erogare credito a chi ha un debito che non è considerato sostenibile, visto che si tratterrebbe di un trasferimento a fondo perduto" afferma Visco, sottolineando che "le modifiche proposte in materia di assistenza finanziaria ai Paesi membri ribadiscono principi di buon senso che sono già presenti nel Trattato".

I presidi in termini di condizionalità ex ante e di monitoraggio ex post che accompagnano i finanziamenti del Mes, aggiunge , "erano e restano doverosamente rigorosi. Sono presidi a tutela delle risorse che i paesi dell’area dell’euro hanno 'investito' nell’istituzione del Mes; l’Italia, come ho ricordato, è al terzo posto in termini di impegno finanziario". E "quello che continua a mancare è un disegno organico di completamento dell’unione monetaria che preveda l’introduzione di una capacità di bilancio centralizzata e di una attività priva di rischio (safe asset) dell’area dell’euro, nonché il completamento dell’unione bancaria".

"Il modo migliore per convincere tutti dell’utilità della riforma è usarla come punto di partenza per riprendere con convinzione il percorso di integrazione europea". E ancora: "Quello che continua a mancare è un disegno organico di completamento dell'unione monetaria che preveda l'introduzione di una capacità di bilancio centralizzata e di una attività priva di rischio (safe asset) dell'area dell'euro, nonché il completamento dell'unione bancaria".

"Serve un'accelerazione del processo verso l'unione del mercato dei capitali, anche, direi anzi soprattutto, con l'introduzione di un titolo comune di debito sovrano, che sostituisca una parte dei titoli nazionali in circolazione e possa svolgere il ruolo di safe asset assegnato ai titoli di Stato in tutte le altre principali economie" afferma il governatore della Banca d'Italia. Questo risultato, aggiunge Visco, "può essere conseguito anche con la contestuale introduzione di forme di assicurazione sovranazionale sui debiti pubblici, ad esempio attraverso la creazione di un fondo europeo di ammortamento del debito (European debt redemption fund, Erf) finanziato da risorse dedicate dei paesi partecipanti stabilite in modo da evitare trasferimenti sistematici tra Paesi".

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