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Manovra, Corte Conti: "Tendenzialmente espansiva"

24 dicembre 2019 | 12.27
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I magistrati contabili nella 'Programmazione dei controlli e delle analisi' per il 2020

(FOTOGRAMMA)
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La condizione dei conti del nostro Paese, pur in un contesto di tassi di interesse assai più favorevole di quello prefigurato nel Def dello scorso aprile, "appare fragile ed esposta a rischi, nel breve come nel medio termine". E' quanto si legge nella 'Programmazione dei controlli e delle analisi della Corte dei Conti per l’anno 2020', dove si sottolinea però che, per rispondere alle difficoltà poste dal quadro economico, "il disegno di politica di bilancio prefigurato nella manovra sembra ispirato, per l’intero triennio 2020-2022, ad un orientamento tendenzialmente espansivo".

E ancora: "Nonostante il miglioramento del quadro tendenziale, infatti, soprattutto per la minore spesa per interessi (l’indebitamento scenderebbe all’1,4 per cento del Pil nel 2020 rispetto al 2 per cento del Def e l’avanzo primario crescerebbe di 3 decimi di punto nel 2020 sempre rispetto al Def) continua a risultare determinante l’aumento delle imposte indirette legato alle 'clausole di salvaguardia'. Al netto delle clausole, il disavanzo si pone di poco al di sotto del 3 per cento e le scelte operate con la legge di bilancio per il 2019 assottigliano ancora i margini di manovra per nuovi interventi", continuano i magistrati contabili.

Anche l’esercizio 2020 si preannuncia dunque impegnativo per il governo dei conti pubblici. "La situazione economica - si spiega - è caratterizzata dalle crescenti incertezze che pesano sul quadro macroeconomico internazionale, anche per l’acuirsi delle pressioni protezionistiche, che si traducono in un deciso rallentamento delle principali economie europee".

"A riflesso di una negativa dinamica del commercio internazionale (con il volume degli scambi che nella prima metà dell’anno si è contratto dell’1,4 per cento in termini tendenziali) e di un sensibile rallentamento delle attività nell’Area dell’euro, la crescita è rimasta debole. Le prospettive dell’economia italiana, già largamente al di sotto della media europea, ne risentono ulteriormente. Le difficoltà interessano ampi comparti della domanda aggregata e in particolare le componenti interne. I consumi delle famiglie sono in decelerazione, nonostante l’ancora buona intonazione del mercato del lavoro e il benefico effetto che la bassa inflazione esercita sul reddito disponibile reale".

"Gli investimenti, pur mostrando una maggiore vivacità, non sembrano nel complesso in condizione di dare un impulso adeguato all’esigenza sempre più vitale di aumentare lo stock di capitale della nostra economia. Le insufficienti aspettative di domanda inducono le imprese a ridimensionare i piani di produzione e decumulare le scorte di magazzino. Il rallentamento - sottolinea la Corte dei Conti - deriva, innanzitutto, dalle difficoltà dell’industria manifatturiera su cui più pesano le incertezze che ancora permangono sul disegno da perseguire nel medio termine per adeguati investimenti in ricerca e innovazione, istruzione e formazione di capitale umano, infrastrutture e salvaguardia del territorio, energie rinnovabili e green economy".

"Mitiga l’insoddisfacente dinamica della domanda interna - spiegano ancora i magistrati contabili - l’andamento della bilancia commerciale, con le esportazioni nette che, stando agli ultimi dati disponibili, continuano a fornire un contributo positivo, ma sono fortemente esposte agli effetti delle guerre commerciali in corso e ai fattori di rischio geopolitico", continua la Corte dei Conti. Per rispondere alle difficoltà poste dal quadro economico "il disegno di politica di bilancio prefigurato nella manovra sembra ispirato, per l’intero triennio 2020-2022, ad un orientamento tendenzialmente espansivo" si legge nel documento.

"Nelle valutazioni del governo - spiegano i magistrati contabili - gli stimoli derivanti dalla disattivazione delle clausole di salvaguardia, da un’iniziale riduzione del cuneo fiscale e dal sostegno degli investimenti, sarebbero in grado di portare il tasso programmatico di sviluppo allo 0,6 per cento nel 2020 e all’1 per cento nel 2021 e 2022".

"Oltre alla revisione in senso peggiorativo dell’obiettivo di indebitamento (dall’1,4 al 2,2 per cento del Pil, con un seppur lieve peggioramento anche del saldo strutturale) - continua la Corte dei Conti - per il finanziamento degli interventi si prevedono misure di razionalizzazione della spesa pubblica; interventi di contrasto all’evasione e alle frodi fiscali; una riduzione delle spese fiscali, nuove imposte ambientali e altre misure fiscali".

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