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Reddito di cittadinanza, come può cambiare

30 gennaio 2020 | 07.10
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(Fotogramma)
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Il reddito di cittadinanza è sempre un tema caldo e le critiche alla misura non mancano, come anche le ipotesi relative alle modifiche. In merito si sta pensando a delle novità da introdurre al fine di incrementare l’occupazione ed evitare che il reddito di cittadinanza resti in molti casi un mero sussidio.

Il reddito di cittadinanza è oggi nella sua fase 2, quella che prevede la convocazione dei beneficiari da parte dei centri per l’impiego e la stipula del patto per il lavoro.

L’obiettivo, evidenzia money.it, è far sì che possano inserirsi nel tessuto economico e lavorativo del Paese. Gli ultimi dati Anpal fanno riferimento a oltre 28mila beneficiari occupati a dicembre 2019, anche se a fronte dell’oltre un milione di domande accolte dall’Inps.

Una delle proposte di riforma del reddito di cittadinanza arriva dalla sottosegretaria al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali Francesca Puglisi che in un’intervista al Corriere della Sera ha parlato della necessità di apportare delle migliorie al sistema del reddito di cittadinanza, specie per ciò che riguarda l’aspetto occupazionale.

Per l’esponente del PD l’obiettivo è fare in modo che i beneficiari possano accettare anche lavori a tempo parziale e a basso reddito. Inoltre rileva la necessità di separare la situazione di ogni singolo componente del nucleo familiare da colui che percepisce il reddito di cittadinanza altrimenti il disincentivo al lavoro è maggiore.

L’obiettivo dem è anche affiancare ai centri per l’impiego le agenzie per il lavoro private. E se l’assegno di ricollocazione è ormai concesso esclusivamente ai percettori del reddito di cittadinanza, dal ministero si parla della necessità di ripristinarlo anche per i disoccupati con indennità Naspi.

Sul fronte occupazione, che non riguarda solo chi beneficia del reddito di cittadinanza, l’obiettivo è quello di rivedere il decreto dignità che con la logica della causale e dell’aumento del contributo addizionale Naspi a ogni rinnovo di contratto, ha fatto diminuire i contratti a termine e a somministrazione, con un aumento decisivo delle partite Iva. Questo si traduce in maggiore instabilità e minori tutele per i lavoratori pertanto una riforma viene sentita come necessaria.

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