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Asili privati al collasso, l'appello allo Stato: "Non vi dimenticate di noi"

03 aprile 2020 | 10.33
LETTURA: 3 minuti

Asili privati al collasso, l'appello allo Stato:

di Loredana Errico

La chiusura forzata delle scuole, causata dalla grave emergenza sanitaria, sta mettendo in ginocchio il settore dei servizi all'infanzia. Parliamo degli asili nido e scuole d'infanzia privati che nel post emergenza rischiano di non riaprire. A lanciare l'allarme all'Adnkronos, è Paolo Uniti, direttore Assonidi, l’Associazione Confcommercio degli asili nido e scuole d’infanzia privati.

Il settore, spiega Uniti, "sta praticamente collassando. Lo Stato deve prevedere degli aiuti". Solo in Lombardia "ho già registrato 20 chiusure per fallimento" ma se entro aprile non ci sarà una risposta efficace dal governo "per giugno- luglio inizieremo ad avere perdite più impegnative".

Nel decreto Cura Italia, "ci sono certamente aiuti importanti per tanti settori, ma il servizio all'infanzia è totalmente escluso". Ad esempio, spiega Uniti, "il credito di imposta per il canone di locazione non è previsto per il nostro settore e questo è un problema".

La situazione è stata già sottoposta più volte al governo: "abbiamo cercato interlocutori a livello quasi galattico, scrivendo anche al presidente Mattarella, ma per adesso nessuna risposta. Forse in Italia occorre avere dei tutor importanti per essere ascoltati. Il settore è completamente abbandonato".

Eppure, sottolinea il direttore di Assonidi, "questo è un problema di Stato. Se il 60% dei servizi all'infanzia chiude poi come si riprede l'attività normale? Voglio ricordare che in alcune zone del territorio italiano il servizio pubblico non c'è, c'è solo quello privato; nella sola città di Milano sono 170 le strutture in convenzione con il Comune".

Guardando all'intero territorio nazionale, "stiamo parlando di 5500 asili della fascia di età 0-3 anni e almeno 7mila scuola dell'infanzia. Se per ogni realtà contiamo in media 4-5 dipendenti allora ci rendiamo conto che stiamo parlando di numeri importanti". Senza contare che "è a rischio un patrimonio unico: ogni asilo nido ha il suo percorso pedagogico; una sua personalità che rischiamo di perdere".

Ma vista la sospensione del servizio è giusto continuare a chiedere alle famiglie, già in difficoltà, di sostenere le rette? "Il problema lo lascio alla contrattazione delle parti; ogni singola realtà si comporta come meglio crede. Chiaramente i contratti con le famiglie non sono di certo vessatori, quindi su migliaia di asili nido nessuno inserisce la clausola di forza maggiore. Però è un contratto che ha la sua validità".

Come associazione, però, sottolinea Uniti, "devo guardare il piano superiore, anche perché se risolvi il problema a marzo poi a maggio non si può continuare a chiedere la retta". Certo è che il settore, spiega Uniti, "non deve andare in mano ad uno studio legale perché farlo vuol dire che ha già perso. A me interessa che intervenga lo Stato. Il problema non è la retta di marzo e aprile il problema è come uscirne". E quindi l'appello al governo: "Esistiamo non vi dimenticate di noi".

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