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Trichet: "Ue sia unita, banche più solide rispetto al 2008"

29 aprile 2020 | 13.30
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L'ex presidente della Bce all'Adnkronos: "Debito crescerà ovunque". Quanto all'Italia, "sta impegnando delle spese aggiuntive vicine a quelle impegnate da paesi simili. Il suo problema è che queste spese aggiuntive si aggiungeranno all’attuale livello di indebitamento"

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

di Emmanuel Cazalé
"Tutte le banche europee si ritrovano in una situazione molto più solida rispetto alla crisi del 2008". A sostenerlo in un'intervista all’Adnkronos è Jean-Claude Trichet, il presidente della Bce dal 2003 al 2011 e Governatore della Banca centrale francese dal 1993 al 2003 in merito alla solidità delle banche italiane ed europee per far fronte alla crisi economica legata all’emergenza coronavirus. "La Bce ha sostenuto le banche, in particolare con i Tltro che permettono alle banche di rifinanziare i prestiti aggiuntivi alle imprese in condizioni eccezionalmente favorevoli. Ma le banche non sono le uniche a finanziare l’economia europea: ci sono anche i mercati. E anche da quel punto di vista le decisioni della Bce sono state buone".

Un calo del pil nell'area dell'euro del 7,5% nel 2020 "purtroppo mi sembra troppo ottimista", ha detto ancora Trichet. "Nessuno sa cosa succederà. Siamo - sottolinea l'ex presidente della Bce - in una triplice incertezza sul piano sanitario, sul piano dell’economia reale e su quello della crisi finanziaria stessa. Di fronte a noi si stanno dispiegando tre crisi interdipendenti, ognuna delle quali è più grave nel suo campo dalla Seconda guerra mondiale". "Se prendiamo in considerazione le previsioni del Fmi per il 2020, osserviamo che il pil dell’area dell’euro scenderebbe del 7,5%. Temo, purtroppo, che l’Fmi sia troppo ottimista. Per il 2021 il Fondo prevede un rimbalzo del 4,7%. Significativo, certo, ma insufficiente per compensare la perdita di crescita del 2020. Se prendiamo in considerazione i numeri indicati dall’Fmi nel 2021 saremmo al 3% circa sotto il livello del pil a fine 2019. Anche gli Stati Uniti sarebbero nel 2021 al di sotto del livello raggiunto dal pil nel 2019”, ha aggiunto.

"Un debito pubblico eccessivo è un problema con il quale saranno chiamati a confrontarsi quasi tutti i paesi delle economie avanzate, colpiti dall'emergenza coronavirus. Il debito pubblico aumenterà considerevolmente dappertutto. Negli Stati Uniti come nei paesi europei. Da quello che osservo mi sembra che l’Italia stia impegnando delle spese aggiuntive vicine a quelle impegnate da paesi simili. Il suo problema è che queste spese aggiuntive si aggiungeranno all’attuale livello di indebitamento. E’ anche il problema del Giappone e di altri paesi industrializzati", ha affermato ancora Trichet commentando le stime del Governo che prevedono un rapporto debito/pil del 155,7% nel 2020 e del 152,7% nel 2021. "Detto questo, dopo la crisi, tutte le economie avanzate si ritroveranno in una situazione molto difficile: bisognerà convincere i risparmiatori e gli investitori che possono continuare ad avere fiducia nei paesi indebitati. Questo richiederà molta saggezza dalla parte dei governi in carica e molta lucidità da parte delle opinioni pubbliche", sottolinea Trichet.

“È importante che la decisione sul fondo di rilancio sia presa il più rapidamente possibile: la difficoltà e la lentezza del processo decisionale sono dei fattori di sfiducia in Europa e proiettano un'immagine della divisione europea nel resto del mondo”, ha affermato ancora Trichet commentando le misure prese a livello europeo per far fronte all’emergenza coronavirus e in particolare sul recovery fund. "Personalmente - ha spiegato - sono sempre stato a favore di un'Europa più federale. Questa è la natura profonda del progetto storico che è stato avviato 70 anni fa. E gli eurobond vanno nella direzione di una maggiore federalizzazione dell’Europa". Detto questo "osservo che non esiste consenso su questo punto. Ciò non dovrebbe bloccare la decisione sul fondo di rilancio. Esistono altri modi per finanziarlo in particolare attraverso il bilancio europeo. Spero che la decisione sia presa al più presto nell'interesse di tutti e, ovviamente, dell'Italia in particolare".

"E’ importante che la soluzione possa permettere all’Italia di avere il sostegno dell’insieme dell’Europa. Bisogna andare in fretta, bisogna trovare una soluzione il più rapidamente possibile: è in palio la fiducia e l’immagine proiettata dall’Europa nel mondo", ha aggiunto Trichet per il quale, comunque, “non andrebbe sottovaluto ciò che è stato già deciso a livello europeo. Se prendiamo in considerazione le misure di bilancio nazionali, le linee di credito e il valore delle garanzie che sono suscettibili di essere concesse a livello nazionale, arriviamo a un importo di circa 2.700 miliardi di euro. Se aggiungo i 540 miliardi di euro decisi a livello delle istituzioni europee che includono un contributo della Bei, la linea di credito del Mes e altri 100 miliardi dalla Commissione europea, arriviamo a un importo di circa 3.200 miliardi di euro. Sono quindi somme paragonabili dai due lati dell’Atlantico e che saranno mirate ad affrontare questa drammatica crisi".

Le misure sono sufficienti? "Non proprio perché a livello europeo non abbiamo ancora deciso il finanziamento del fondo di rilancio", rileva l'ex presidente della Bce. "La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha quantificato il Fondo in circa 1.000 miliardi di euro, un importo che finora non è stato smentito. Aspettiamo ancora le proposte dei ministri dell’Economia ai Capi di governo e ai Capi di Stato”.

"Ci sono molte lezioni da trarre da questa crisi e in particolare quella della necessità di rafforzare la resilienza di tutti i nostri agenti economici", ha sottolineato allora Trichet . "A livello delle imprese, delle economie, a livello europeo come a livello mondiale - ha aggiunto - abbiamo potuto misurare la necessità di avere un migliore apprezzamento dei rischi rispetto al passato. E’ chiaro che non possiamo dipendere da una sola fonte a livello mondiale per produrre alcuni beni o servizi. Ci possono essere delle epidemie ma anche delle catastrofi naturali, degli eventi imprevisti che rischierebbero di bloccare le nostre economie". "La necessità di affidarci a fonti mondiali multiple, almeno una per continente per i componenti essenziali, sembra oggi naturale. Credo alla necessità di una migliore gestione a livello mondiale", ha affermato. Ma in ogni caso, sostiene l’ex presidente dell’Eurotower, "non credo per niente alla de-globalizzazione: i vantaggi della divisione internazionale del lavoro sono reali. Ma possiamo ottimizzare la globalizzazione per diminuire i rischi e aumentare la resilienza".

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