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Gentiloni: "Ripresa contrastata, resta incertezza"

02 luglio 2020 | 09.23
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Per il commissario europeo all'Economia occorre "concentrare piani nazionali su sociale, verde e digitale"

(Fotogramma)
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La ripresa dalla recessione provocata dalla pandemia di Covid-19 potrebbe rivelarsi "piuttosto contrastata". Lo dice il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni, in audizione alla commissione Politiche dell'Ue, trasmessa dalla web tv della Camera dei Deputati, parlando delle previsioni economiche d'estate, che la Commissione presenterà martedì prossimo (si tratta di un aggiornamento delle previsioni su Pil e inflazione).

Malgrado il calo "significativo" dei contagi da Sars-Cov-2 nell'Ue e l'assenza di "seconde ondate", se non in situazioni "molto circoscritte", spiega Gentiloni, "è certo che ci troviamo ancora di fronte ad una coda lunga di incertezza", dovuta al fatto che "nessuno può prevedere come sarà l'evoluzione dei prossimi mesi". "Non c'è stata - continua Gentiloni - un'ora X dopo la quale tutto è tornato a correre e l'economia si è ripresa. Nelle nostre previsioni questa incertezza si farà sentire, non solo nella recessione" per il 2020, che per l'Italia sarà probabilmente "a due cifre", ma "nei ritmi della possibile ed auspicata ripresa, che però potrebbe rivelarsi piuttosto contrastata".

Quindi aggiunge: "Se dovessi dare un suggerimento, non previsto né richiesto, ma amichevole" per la redazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza, necessari per accedere alle risorse della Recovery and Resilience Facility, cuore di Next Generation Eu, che la Commissione Europea attende, almeno in bozza, per il prossimo autunno, "direi concentriamo queste risorse del Recovery Plan su queste grandi priorità: inclusione sociale, sostenibilità ambientale e modernizzazione digitale".

Quanto al Mes, la "decisione politica" se chiedere o meno l'accesso alle linee di credito anticrisi "spetta al governo. Certamente la Commissione Europea ha lavorato, e la collaborazione con Valdis Dombrovskis è stata eccellente, perché il trattato" che ha istituito il Mes e che non poteva essere modificato in tempo utile "fosse compatibile con uno strumento senza condizionalità", se non quella di utilizzare i fondi per le spese sanitarie, dirette e indirette, legate alla pandemia di Covid-19. "Capisco le posizioni" dei Paesi che sono passati dai programmi del Mes, che temono lo "stigma" della condizionalità agli occhi dei mercati, aggiunge Gentiloni, "ma abbiamo lavorato perché, senza avere il tempo per cambiare i trattati, le condizioni" previste dal trattato, come l'analisi della sostenibilità del debito dei singoli Paesi richiedenti, fossero soddisfatte "in modo anticipato". Le analisi della sostenibilità del debito sono state "fatte per tutti i 27 prima della cura, non durante".

Gentiloni quindi sottolinea che i piani nazionali di ripresa e di resilienza che gli Stati membri dell'Ue dovranno redigere per accedere alle risorse della Recovery and Resilience Facility, cuore del Recovery Plan (o Next Generation Eu), sono "meccanismi volontari: nessuno è obbligato a fare piani nazionali di rilancio". E' agli Stati membri, continua, che "spetta l'onere di presentarli, auspicabilmente già nel prossimo autunno", alla Commissione. "Non è Bruxelles che decide metti nel piano questo o quell'altro, ma sono Roma, Parigi o Sofia che decidono 'queste sono le mie priorità'". I piani dovrebbero concentrarsi sulle "esigenze strategiche" degli Stati, alzando lo sguardo e guardando allo sviluppo futuro. "I Paesi che si trovano in condizioni economiche meno positive - aggiunge Gentiloni - devono concedersi il lusso di utilizzare questi piani rilancio per obiettivi strategici, avendo in mente degli obiettivi futuri. Non si tratta di ritornare alle condizioni precedenti. In generale, anche per quanto riguarda i modelli di crescita, i piani nazionali di Recovery dovrebbero essere l'occasione, non per tornare alla situazione precedente, ma per introdurre nello sviluppo alcune priorità orientate al futuro", conclude Gentiloni.

ITALIA - Specificatamente all'Italia, il commissario sostiene che risulterà "credibile" nel negoziato sul Recovery Plan, nella discussione della revisione del patto di stabilità e della disattivazione della clausola generale di salvaguardia, e anche l'azione del commissario all'Economia sarà più incisiva, se il Paese non "cancellerà" dal proprio orizzonte futuro il problema di come riportare su una traiettoria discendente l'elevato debito pubblico. Per Gentiloni, la ricerca del "tempo giusto" per la disattivazione della clausola generale di salvaguardia, che ha sospeso l'attuazione degli obblighi previsti dal patto di stabilità, "e i modi per rafforzare gli investimenti dovranno orientarci quando verrà il momento, l'anno prossimo, di discutere sulla general escape clause, la clausola generale di salvaguardia, e sulla revisione del patto di stabilità".
"Tutto questo naturalmente sarà reso possibile e più efficace - continua Gentiloni - l'Italia sarà più credibile, l'azione del sottoscritto potrà avere risultati maggiori nella misura in cui il nostro Paese non cancellerà dall'orizzonte dei suoi problemi futuri il problema di fare i conti con un debito troppo elevato". Perché, osserva Gentiloni, "un conto è dire che questa questione ti lega le mani, ti impedisce di reagire in casi come quello che stiamo attraversando, di una situazione economica così complicata, un conto è dire che improvvisamente il tema del livello del debito pubblico è scomparso dall'orizzonte delle nostre scelte future". Perché, ricorda l'ex presidente del Consiglio, "questo, primo, non è vero e secondo renderebbe molto difficile" il negoziato con gli altri Paesi. "Se si sostiene una tesi del genere, si fa fatica ad avere ruolo efficace dal punto di vista negoziale sul futuro del nostro regime fiscale comune", conclude.

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