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Prezzi elettricità più alti media ue per imprese italiane

17 settembre 2020 | 14.19
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Dopo i positivi dati degli anni 2017 e 2018, che avevano visto per il settore industriale una progressiva riduzione del divario tra i prezzi medi lordi del nostro Paese e quelli più convenienti dell’Area euro, per il 2019 si registra una pausa di questa favorevole tendenza. Torna infatti a crescere il divario con i prezzi medi dell’Eurozona, con i clienti industriali che nel 2019 continuano a pagare prezzi più alti di quelli della media dell’Area Euro, per tutte le classi, a causa del rialzo dei prezzi netti (energia e costi di trasporto) e delle imposte e oneri. E' quanto emerge dalla Relazione annuale dell'Arera, pubblicata nello scorso luglio.

Per la prima classe di consumo (consumi inferiori a 20 MWh) si è passati, rispettivamente, dal +8% del 2018 al +45% del 2019, mentre per le altre (consumi tra 20-500, 500-2.000, 2.000-20.000 MWh/a) si è passati da circa il +10% del 2018 a valori prossimi al 20%. Anche per le classi con consumi tra i 20.000 e 70.000 MWh/a e da 70.000 a 150.000 MWh/a si passa rispettivamente dal 6% al 18% e dal -12% al +9%. I differenziali di prezzo sembrano tornati su livelli prossimi a quelli registrati nel 2016, anche se restano ancora ben inferiori a quelli degli anni precedenti, quando si attestavano tutti su valori vicini al 30%. Nel dettaglio, nel 2017 i prezzi finali dei clienti industriali italiani avevano beneficiato di diminuzioni dei prezzi netti più spiccate rispetto all’Area euro, almeno per le prime quattro classi, nonché di riduzioni della componente oneri e imposte.

Sui valori del 2018, poi, aveva influito positivamente un’ancora più marcata riduzione della componente oneri e imposte, in grado di più che compensare i maggiori aumenti che, invece, avevano riguardato i prezzi netti italiani di quasi tutte le classi. La situazione del 2019 appare, al contrario, determinata sia da ulteriori maggiori aumenti dei prezzi netti rispetto a quelli che hanno interessato l’Area euro, sia da aumenti ancora più consistenti della componente oneri e imposte. I prezzi italiani comunque si confermano più bassi, come di consueto, di quelli dei consumatori industriali tedeschi ad eccezione della prima classe di consumo, ma anche di quelli inglesi almeno per le ultime tre classi di consumo, mentre la Spagna mantiene prezzi più bassi in tutte le classi di consumo e aumenta il divario con i prezzi più bassi della Francia (fino a +60% per le classi a maggiori consumi).

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