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Caporalato, a rischio 180 mila braccianti vulnerabili

16 ottobre 2020 | 18.28
LETTURA: 3 minuti

Caporalato, a rischio 180 mila braccianti vulnerabili

Sono 180 mila i lavoratori particolarmente vulnerabili e quindi a rischio di fenomeni come lo sfruttamento e il caporalato. A fotografare la situazione degli ultimi due anni (ottobre 2018-ottobre 2020) è il Rapporto Agromafie e caporalato a cura dell’Osservatorio Placido Rizzotto Flai-Cgil, giunto alla quinta edizione e presentato oggi a Roma a cui hanno partecipato, tra gli altri, la ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova e il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Dal rapporto emerge come lo sfruttamento dei lavoratori, che spesso coincide con il caporalato, non si concentra solo nelle regioni del Sud, ma è presente, in modo consistente, anche nelle altre ripartizioni geografiche, al nord come al centro. Il fenomeno emerge in tutta la sua gravità da un'analisi effettuata sui procedimenti penali riguardanti i cosiddetti 'indici di sfruttamento' ridefiniti dalla legge contro il caporalato (la 199 del 2016). Ebbene, su 260 procedimenti penali monitorati più della metà e, per l’esattezza, 143, non riguardano il Sud Italia ma Veneto e Lombardia, con le Procure di Mantova e Brescia, che seguono più procedimenti; così le Procure dell’Emilia-Romagna e quelle del Lazio (con Latina al primo posto), nonché della Toscana (con Prato).

L’impiego in agricoltura costituisce il settore dove si riversano una parte delle donne migranti, dopo il lavoro domestico e di cura. Emerge un maggior isolamento delle lavoratrici agricole che, specularmente, tende a caratterizzarsi con una forte dipendenza dal datore di lavoro rendendo i rapporti di lavoro particolarmente permeabili a forme di variegate di abuso (incluse quelle a sfondo sessuale) e sfruttamento: le paghe di fatto sono mediamente minori, mentre gli orari di lavoro sono pressoché assimilabili a quelli dei colleghi maschi.

Bellanova si è accalorata sul tema che riguarda tanti "invisibili" per i quali lei stessa combatte e ha combattuto portando a segno, nell'ambito delle misure del governo, quella norma sulle regolarizzazione dei braccianti agricoli, di badanti e domestici, e che ad oggi, in piena emergenza sanitaria da covid-19, ha tolto dalla invisibilità "220 mila persone" come ha sottolineato. Ma per la ministra bisogna "fare di più, bisogna togliere alibi" e applicare la legge e nella sua interezza non sull'aspetto repressivo. "La rete del lavoro agricolo di qualità non riesce a decollare, le iscrizioni sono insoddisfacenti, siamo a circa 4.500 imprese ma è un numero assolutamente insoddisfacente".

"Vorrei che questa vostra battaglia si ampliasse a tutti i settori non solo a quello agricolo" ha detto Bellanova rivolgendosi al leader della Cgil Maurizio Landini e al segretario generale di Flai Cgil Giovanni Mininni. "Questa battaglia deve uscire dal recinto, seppure importante dell'agricoltura e deve essere una battaglia di tutto il mondo del lavoro" una battaglia da combattere anche "a livello europeo".

Un appello che Maurizio Landini, intervenuto successivamente, ha raccolto. "Vorrei rassicurare la ministra Bellanova che la battaglia deve essere allargata, il provvedimento per la regolarizzazione dei lavoratori stranieri è un primo passo importante, - ha osservato Landini - ma il criterio va esteso a tutte le realtà, affinché diventi un diritto per tutti, rendere tutte le persone visibili".

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