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Fase 3, Cisco: se fosse ceo per un giorno il 74% italiani punterebbe sul lavoro flessibile

16 ottobre 2020 | 10.35
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Fase 3, Cisco: se fosse ceo per un giorno il 74% italiani punterebbe sul lavoro flessibile

La pandemia ha portato a un’improvvisa trasformazione nel modo di lavorare di moltissime persone, che si sono trovate, quasi sempre senza averlo mai fatto prima, a lavorare da casa. Un’esperienza nuova che ha però avuto molti lati positivi e che i lavoratori italiani desiderano mantenere: anzi, se fossero ceo per un giorno, la prima cosa che riterrebbero importante dal 2021 in poi sarebbe proprio creare nell’azienda una politica stabile per il lavoro flessibile (74%) accompagnata dalla disponibilità di strumenti tecnologici per lavorare ovunque proprio come in ufficio (83%).

Sono dati che emergono dello studio Workforce of the future, commissionato da Cisco a Censuswide e condotto su un campione di 10.095 intervistati in 12 paesi tra Europa, Medio Oriente e Russia, compresa l’Italia, coinvolgendo persone di aziende di ogni dimensione, dalle micro imprese alle grandi realtà.

La ricerca ha indagato sulle aspettative dei dipendenti nei confronti dei loro datori di lavoro per il 2021 ed è chiaramente emerso che quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo è un momento di svolta, che mette in discussione consuetudini culturali e desideri in modo dirompente: basti pensare che in Italia prima del lockdown di marzo e aprile scorso solo il 10% delle persone intervistate lavorava da casa stabilmente o in parte, e nel 48% delle loro aziende non era proprio permesso farlo.

Oggi, pensando al 2021, l’87% dei lavoratori italiani vorrebbe scegliere se e come lavorare da casa o in ufficio con un mix di presenza e distanza, continuando a godere dei benefici sperimentati, nonostante tutto, in questi mesi. Gli intervistati parlano di maggiore autonomia (65%), di lavorare bene 'in squadra' anche da remoto grazie alle tecnologie disponibili (66%), dicono di essere stati più produttivi (64%) ma anche di avere sentito benefici legati al rapporto tra vita e lavoro come, ad esempio, essere riusciti a fare più esercizio fisico (61%).

Per poter realizzare questo 'nuovo mondo' del lavoro, secondo i lavoratori italiani le loro aziende nel 2021 dovrebbero dare priorità a investimenti per tecnologie che permettano di essere più produttivi (42%), dotare gli uffici di tecnologie che rendano più sicuri gli spazi di lavoro dal punto di vista sanitario (31%) ma anche aumentare la formazione per lo sviluppo di competenze digitali (30%) e incrementare la sicurezza informatica (29%): dati essenziali, questi ultimi, per sfruttare pienamente le potenzialità delle soluzioni di collaborazione e le altre applicazioni per il lavoro da remoto.

"Scorrendo i dati della ricerca, mi ha colpito che nonostante le aspettative siano molto elevate non tutti hanno fiducia nel fatto che vengano accolte: il 41% dei lavoratori pensa che il suo datore, dopo la pandemia, non adotterà una organizzazione del lavoro ibrida e il 33% non sa rispondere al riguardo" commenta Agostino Santoni, amministratore delegato di Cisco Italia.

Gli intervistati "ci parlano di benefici importanti, di desiderio di autonomia, di essere protagonisti del proprio lavoro: le aziende italiane hanno il dovere di ascoltare queste esigenze e di trasformare l’esperienza dell’emergenza in una opportunità per il futuro, con un cambiamento culturale profondo. Con le tecnologie giuste, con le competenze necessarie, con la fiducia si può cambiare il mondo del lavoro mettendo al centro davvero le persone in modo che siano più soddisfatte e produttive".

I dati emersi dalla ricerca per il nostro paese sono sostanzialmente in linea con quanto rilevato complessivamente a livello dei paesi dell’area considerata (emear). A quanto pare, la rivoluzione del lavoro flessibile è iniziata, e non ha confini.

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