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Monito di Stiglitz: "Non c'è ripresa globale senza una popolazione sana"

03 novembre 2020 | 14.28
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Il Nobel per l'economia ha dato agli Stati le sue 'pagelle': bocciati gli Stati Uniti, promossi Germania, Cina, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Taiwan e Vietnam

(Fotogramma)
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"Non esiste ripresa economica globale senza una popolazione sana e queste sono le stesse ragioni che hanno consentito ad alcuni Paesi di avere più successo di altri nel contenimento del contagio e della mortalità. Il virus non riconosce le pari opportunità e attacca chi si trova nelle peggiori condizioni di salute, soprattutto tra i più poveri. Solo grazie a una maggiore fiducia e rispetto della scienza e all’adozione di misure di protezione e coesione sociale, sarà possibile gestire le conseguenze economiche della peggiore pandemia del secolo e del peggiore declino economico dalla Grande Depressione". E' il richiamo di Joseph Stiglitz, Nobel per l’Economia nel 2001 e professore alla Columbia University di New York, protagonista della cerimonia di apertura del nuovo anno accademico dell’Unicamillus.

L’economista statunitense ha dato agli Stati le sue 'pagelle' sulla pandemia: giudizio sospeso sull’Italia e dito puntato contro gli Stati Uniti. "Tra i Paesi capaci ci sono . MGermania, Cina, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Taiwan e un sorprendente Vietnamale invece gli Stati Uniti e ancora peggio il Brasile e l’India - spiega - Tra i Paesi avanzati gli Stati Uniti registrano una fra le più basse aspettative di vita e le maggiori disuguaglianze in campo sanitario. Per esempio, il congedo retribuito per malattia non è garantito e molte persone sono andate a lavorare diffondendo il virus e aggravando la situazione. Anche il sistema di assistenza sanitaria è meno resiliente e gli Stati Uniti hanno affrontato l’impennata dei contagi come automobili senza ruota di scorta".

Secondo Stiglitz, "la scarsa fiducia e considerazione per la scienza, soprattutto da parte del governo Trump, e una minore coesione sociale dimostrata dallo scarso uso della mascherina per il minor rispetto tra gli individui, hanno contribuito a una maggiore diffusione del contagio e alla perdita del controllo sulla pandemia. Ora c’è bisogno di una visione dell’economia e della società post pandemia - sottolinea - che superi le disuguaglianze che il virus ha aggravato, e l’Europa sta facendo un lavoro di gran lunga migliore rispetto agli Stati Uniti".

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