Questione controversa quella dell'iscrizione a bilancio delle plusvalenze derivanti dalla rivalutazione delle quote di Bankitalia possedute dagli istituti italiani. La notizia del faro dell'Esma, l'organismo che riunisce i maggiori regolatori di mercato dei 27 Paesi Ue, ha riacceso i riflettori su un aspetto dei bilanci 2013 che sarà evidente una volta che tutti saranno resi noti al pubblico e non si presta a valutazioni univoche. Secondo quanto si apprende, per alcuni istituti sono ancora in corso ponderazioni, anche contradditorie, sull'opportunità di contabilizzare le plusvalenze. Se il 'faro' di Consob ed Esma è solo un "orientamento", un "approfondimento" che non porterà a decisioni in breve tempo, la stessa Abi, finora, ha fornito agli istituti un parere legale e nessuna direttiva.
Il tempo per i bilanci, però, stringe. Domani, è la volta di Unicredit, mentre fra qualche settimana spetta a Intesa Sanpaolo alzare il velo sui conti. Le due banche, in quanto titolari complessivamente di circa il 64% delle quote, potrebbero ottenere benefici potenziali dalle plusvalenze pari a oltre 2,5 miliardi di euro. Da parte di entrambe, secco 'no comment' alla prospettiva di un intervento delle autorità di vigilanza europee in merito alla contabilizzazione in bilancio delle quote 'rivalutate': la loro posizione rimane quella di 'attori passivi' in attesa di decisioni di terzi.
Banco Popolare è stata la prima, ad esempio, a registrare il contributo nel suo esercizio 2013, pari a 48,2 milioni al netto delle imposte. Una decisione che sarebbe stata presa anche per non incorrere nel rischio, a quanto risulta, di "creare riserve occulte". Banca Carige, con una partecipazione pari al 4% nel capitale di Bankitalia, diffonderà i conti a fine mese e, si apprende, al momento è ancora necessario "fare valutazioni" ma spetterà comunque al consiglio di amministrazione esprimersi sulla faccenda, dal momento che le politiche di bilancio sono di competenza del board.
