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Banche: Sud grande assente risiko, 'rischio è stretta offerta credito'

09 giugno 2015 | 16.04
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Giovanni Ferri (Lumsa), lì servono banche indipendenti che conoscono territorio, tutelare Bcc

Bari
Bari

Il Sud è il grande assente dal risiko bancario che si prospetta per i prossimi mesi in Italia. Mentre al Nord cominciano gli approcci per capire se saranno sostenibili più fusioni tra gli attori in campo, al Sud non sembra muoversi foglia da quando il decreto Renzi sulle popolari è stato convertito in legge e i moniti di Bce e Bankitalia per creare pochi e grandi gruppi sembrano aver finalmente trovato ascolto tra i banchieri.

Del resto, di grandi banche autonome al Sud, complice il consolidamento partito negli anni Novanta con la legge Amato e l'ingresso delle realtà del meridione nei grandi gruppi del Centro-Nord, ne sono rimaste poche. Il rischio però è che, in una situazione del genere, il futuro assetto finanziario del Paese, che sembra prevedere molte meno banche, "possa portare a un’ulteriore stretta del credito per le pmi e per l’economia meridionale". A sostenerlo è Giovanni Ferri, docente di economia e prorettore dell'università Lumsa di Roma.

"L'equazione meno banchieri più credito - dice all'Adnkronos - è un po' infantile. Anzi, tanto più grandi e 'solitarie' in un territorio sono le banche, meno prestiti ci saranno". In meridione, in particolare, "servono banche che siano indipendenti da circuiti malavitosi locali ma al tempo stesso investano nelle relazioni buone e, di conseguenza, conoscano il loro territorio. Questa conoscenza ce l'hanno le banche che vivono sul territorio".

La più grande 'autonoma', sul territorio, è la Banca Popolare di Bari ed è infatti tra quelle che dovranno trasformarsi in spa secondo le disposizioni del decreto Renzi. Secondo quanto riferito nei mesi scorsi dal presidente, Marco Jacobini, Pop Bari non ha intenzione di proseguire con operazioni di M&A e preferisce "crescere solo con le sue gambe" dopo l'acquisizione dell'abruzzese Tercas-Caripe nel 2014.

Tra gli istituti di media grandezza dell'area c'è la Banca del Sud, con sede a Napoli, la Banca popolare di Puglia e Basilicata, il Gruppo Banca Popolare pugliese - che ha recentemente acquisito Banca del lavoro e del piccolo risparmio - la Cassa di risparmio della provincia di Chieti e, tra le private, ad esempio la privata Banca Stabiese. Tutto il resto sono banche di credito cooperativo: quelle non mancano, sono circa una novantina tra le 381 sparse per tutto il territorio italiano.

In questo caso, l'attesa è l'autoriforma del settore a cui sta lavorando Federcasse e che potrebbe optare su una holding unica capofila o su un modello che rispecchi quello della francese Crédit Agricole. Dopo il monito a 'fare presto' del governatore di Bankitalia Ignazio Visco, non è neppure detto che il Governo non agisca con un decreto legge.

Il paradosso che, secondo Ferri, bisogna evitare è quello di avere "banche sane ma meno adatte a fare credito". In particolare, "bisogna tutelare la pluralità degli istituti bancari" con operazioni di sistema - e cita ad esempio la bad bank- a sostegno di chi, negli anni della crisi, ha erogato credito a favore delle aziende, come le Bcc. "La loro colpa – sostiene Ferri – è quella di aver dato credito all'economia in una fase difficile, rimpiazzando le grandi banche". Senza interventi ad hoc, dunque, "rimarremmo dentro al paradosso".

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