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Borsa: la Cina spaventa i mercati, Milano giù con europee e Ws

11 agosto 2015 | 19.31
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La Cina spaventa la Borsa di Milano, insieme ai mercati di mezzo mondo. La decisione della Banca del Popolo della Cina di svalutare lo yuan, che mira a sostenere le esportazioni, ha provocato ribassi generalizzati sulle Borse occidentali, con gli investitori preoccupati per lo stato dell'economia cinese. Si teme anche che la decisione della banca centrale della Repubblica Popolare possa innescare una nuova guerra valutaria tra le principali economie mondiali.

A Milano l'indice guida Ftse Mib ha chiuso martedì a 23.698 punti (-1,12%), mentre l'indice generale All Share ha perso l'1,03%, a 25.385 punti. Scambi consistenti per una seduta nella settimana di Ferragosto, per 2,46 mld di euro di controvalore. Su 324 titoli in negoziazione, 89 hanno chiuso in rialzo, 217 in calo e 18 invariati. Debole a Milano in particolare il lusso, tra i più colpiti in Europa, insieme all'auto, dalla svalutazione dello yuan.

Negative anche le altre Borse europee , in particolare Francoforte, dove l'indice guida Dax ha lasciato sul parterre il 2,68% a 11.293,65 punti. La Germania è un forte esportatore verso la Cina: Bmw ha perso il 4,26%, Daimler il 5,15%, Volkswagen il 3,69%.

In rosso anche Parigi, con l'indice guida Cac a 5.099 punti (-1,86%); a Lisbona Psi 20 5.516 punti (-1,82%); a Bruxelles Bel 20 a 3.750 punti (-1,53%); a Madrid Ibex 11.152 punti (-1,41%); ad Amsterdam Aex 494,36 (-1,14%); a Londra Ftse 6.664 punti (-1,06%); a Zurigo Smi 9.424 punti (-0,91%).

Spiega Filippo Diodovich, market strategist di Ig, "tutti pensavano che il dato macroeconomico più importante fosse l’indice di fiducia degli imprenditori tedeschi calcolato dall’istituto Zew in Germania. Invece a pesare sui mercati è stata la decisione a sorpresa in mattinata della banca centrale cinese (la PBoC, People's Bank of China) di svalutare la propria divisa, lo yuan".

"L’istituto centrale - prosegue Diodovich - ha scelto di rivedere al ribasso il cambio di riferimento dello yuan contro dollaro dell’1,9% provocando forti turbolenze sulle piazze finanziarie (il punto medio della fluttuazione del cambio dollaro statunitense/yuan è passato da 6,1162 a 6,2298). La banca centrale ha esplicitamente dichiarato che la manovra ha carattere straordinario ed è servita a riportare lo yuan su valori più vicini ai fondamentali".

La decisione della PBoC, prosegue lo strategist, "è soprattutto legata al forte calo delle esportazioni evidenziato nei numeri pubblicati nel weekend. Nel mese di luglio le esportazioni cinesi sono scese dell'8,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La PBoC ha così accontentato il Governo nella lotta al rallentamento dell'economia e al sostegno delle piazze azionarie al costo di un ulteriore deflusso di capitali. Molti investitori potrebbero infatti essere preoccupati di una ulteriore manovra straordinaria".

L’ultima manovra, secondo lo strategist, "sembra andare verso uno yuan più flessibile e meno controllato dal Governo. Le misure precedenti invece a sostegno della Borsa (blocco delle vendite ponendo un divieto per 6 mesi ai grandi azionisti anche stranieri di cedere le proprie quote sul mercato e prestito di fondi alla China Securities Finance Corp per acquistare azioni) erano state invece più vicine a un modello di controllo del sistema".

"Sia per il governatore della PBoC (Zhou Xiaochuan) sia per i vertici del Governo cinese (Xi Jinping e Li Keqiang) - prosegue Diodovich - le scelte di politica economica saranno sempre più difficili in futuro. Combattere il rallentamento dell’economia, i rischi di deflazione e i pericoli dello shadow banking sarà un compito estremamente arduo".

"Riteniamo - conclude Diodovich - che serviranno ulteriori manovre per stabilizzare i mercati, cercando, tuttavia, di continuare il processo di riforme strutturali per una ulteriore liberalizzazione dei mercati".

L'euro alla rilevazione della Bce sale a 1,1055 dollari. Il future più scambiato sul petrolio americano di riferimento, il Wti, con consegna a settembre al Nymex cede 1,82 dollari rispetto alla chiusura precedente, a 43,14 dollari al barile. L'oro a pronti al London Bullion Market flette al fixing pomeridiano a 1.108,25 dollari l'oncia.

A Milano venduti beni per la persona e la famiglia (-2,69%), risorse di base (-2,46%), beni di consumo (-2,41%), auto (-1,7%). In verde salute (+0,5%), costruzioni e materiali (+0,26%).

Vendite sul lusso, uno dei comparti più colpiti dalla decisione della Pboc di svalutare lo yuan, poiché i cinesi sono tra i maggiori compratori di articoli griffati e diverse case produttrici hanno fatto importanti investimenti nella Repubblica Popolare. In calo in particolare Ferragamo (-5,5%), maglia nera dell'intero listino, Moncler (-3,2%), Tod's (-3,18) e Luxottica (-2,74%).

Prese di beneficio su Tenaris (-2,48%), dopo la corsa delle ultime sedute. In rialzo frazionale una manciata di titoli del Ftse Mib, a partire da Banca Mps (+0,6%). Pirelli (-1,38%), a 15,04 euro, nel giorno in cui è fissato il closing dell'operazione ChemChina, cui dovrebbe seguire un'opa a 15 euro per azione. Sull'All Share rialzo a due cifre per Zucchi (+13,64%), maglia rosa della Borsa di Milano.

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