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Giglio Group: in Cina il made in Italy si vende in tv/Adnkronos

08 ottobre 2015 | 18.25
LETTURA: 5 minuti

Alessandro Giglio, Giglio Group
Alessandro Giglio, Giglio Group

In Cina, a breve, più o meno entro l'estate del prossimo anno, il made in Italy si venderà in tv. O meglio, su tutti quei dispositivi mobile, smartphone, tablet e pc che diffondono programmi televisivi. Come? Cliccando sull'oggetto che viene trasmesso in quel momento. Lo farà Giglio Group, network televisivo e multimediale, unico operatore straniero a poter trasmettere tra l'altro i propri programmi sulla Tv di Stato Cinese (CcTv), che è sbarcato a Piazza Affari all'inizio di agosto e che ha partecipato, pur essendo quotato all'Aim, alla Star Conference di Borsa Italiana, organizzata nei giorni scorsi al London Stock Exchange.

Qui Alessandro Giglio, presidente e fondatore del gruppo, ha potuto incontrare gli investitori istituzionali. "E' stata una grande emozione" racconta all'Adnkronos. "Non avrei mai pensato di poter presentare la mia azienda all'interno della Borsa di Londra. Una soddisfazione prima di tutto umana e personale".

L'interesse degli investitori, spiega, si è focalizzato essenzialmente "sulla nostra tecnologia e sul nostro concept. I nostri canali sono dotati di tecnologia second screen che consente, cliccando sulle immagini, di avere approfondimenti su quello che si sta vedendo. Il concept che stiamo ultimando prevede l'abbinamento della nostra tecnologia all'e-commerce 3.0: si clicca direttamente l'oggetto che si sta vedendo, dalla tv, dal tablet o dal pc mobile e lo si compera. Dipende da dove si sta guardando il programma televisivo. Insomma, vedo un oggetto e lo compero sullo stesso mezzo".

Una rivoluzione per il commercio e per la produzione televisiva stessa, la cui parte tecnologica "sarà terminata entro la fine dell'anno. Ci sarà poi una fase di test, saremo operativi entro l'estate del 2016". Ora, sottolinea il presidente, "stiamo siglando un accordo con una importante società di logistica in Cina che è quella usata dai più grandi siti di e-commerce cinesi. L'ordine lo riceviamo noi attraverso la nostra piattaforma di e-commerce. E noi lo gestiamo o giriamo anche ad altre aziende che hanno già magazzini in Cina. Noi facciamo da collettori e connettori tra richiesta e offerta".

La scelta di "partire" dalla Cina è presto spiegata: "innanzitutto - chiarisce Giglio - è il primo paese al mondo per volumi di e-commerce: nel 2014 ha sviluppato oltre 14 bilioni di euro in transazioni di e-commerce. Dunque, è un paese estremamente familiare con l'e-commerce e lo utilizza in maniera massiccia. Invece l'Italia non è ancora matura come volumi. In secondo luogo, la nostra presenza televisiva è molto forte e raggiungiamo grossi numeri. Infine, realizziamo programmi che contengono marchi e prodotti dell'eccellenza italiana, che in Cina è particolarmente apprezzata.

Il presidente di Giglio Group "non esclude" che il progetto si possa estendere anche in altri paesi. Certo si tratterà di Paesi che, come la Cina, hanno familiarità con l'e-commerce e una certa confidenza con il lusso. Un paese potenziale potrebbero essere gli Emirati Arabi, dove Giglio Group è presente con Nautical Channel. Il progetto potrebbe essere interessante magari non tanto a chi sta a Dubai, che ha a disposizione il lusso, ma a chi vive il qualche altro emirato: "potremmo andare a proporre un modello di business come abbiamo in mente noi".

E se la piattaforma così concepita è meno fattibile in Italia, dove l'attitudine all'e-commerce è ancora acerba, Giglio non esclude che la medesima tecnologia possa essere utilizzata non tanto per replicare il modello di e-commerce cinese, ma verrebbe messa a disposizione dei clienti 'inserzionisti' che potrebbero vendere direttamente dalla tv, mentre fanno pubblicità.

"Non escludo che presto i nostri canali televisivi saranno dotati di questa tecnologia che utilizzeremo non noi per fare e-commerce ma la metteremo a disposizione delle aziende che intendono vendere i loro prodotti attraverso i nostri canali. Quindi non solo informazioni aggiuntive sui prodotti (il secondo screen), ma anche vendita". Quel che è certo è che "la tecnologia la porteremo prestissimo in Italia, dove non faremo una nostra piattaforma e-commerce ma forniremo la tecnologia a chi è già strutturato".

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