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Finanza: risparmio gestito ancora per pochi ma grande potenziale

21 dicembre 2015 | 12.01
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In Italia investono ancora poche persone, che detengono la maggior parte dei capitali, ma il mercato ha un gran potenziale inespresso sul quale focalizzare l'attenzione. Tutto questo in un periodo in cui, però, le famiglie hanno difficoltà a risparmiare e le recenti vicende legate al salvataggio di Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti e CariFerrara non tranquillizza i potenziali investitori.

In Italia c'è un problema legato alla scarsa informazione finanziaria dedicata alle famiglie. Secondo un rapporto della Consob, quelle che non usufruivano di alcuna consulenza finanziaria erano nel 2009 il 26% del totale, nel 2014 avevano raggiunto il 40%. Quelle che ricevono un trattamento personalizzato e mirato, ovvero la consulenza che rispetta le norme Mifid del 2007, alla fine dello scorso anno erano appena il 9%. E inoltre, sempre secondo la Consob, a risparmiare in Italia è appena il 30% delle famiglie, anche se il nostro Paese è quello che in Europa ha tra le più alte ricchezze finanziarie per nucleo familiare, motivo - questo - che spiega perché il mercato può decollare.

Il portafoglio del risparmio gestito delle famiglie, negli ultimi anni, è cambiato a causa del calo dei rendimenti degli immobili e delle obbligazioni e per via della minore necessità delle banche di fare raccolta. Fattori che hanno spinto verso le polizze assicurative e i fondi comuni. Questi ultimi ad esempio, secondo Assogestioni, interessano il 10% della popolazione italiana, ma a poterne usufruire è una ben precisa tipologia di investitore. L’età media è 58 anni, benestante. Se si prende in considerazione la fascia di età che va dai 26 ai 35 anni, questa rappresenta appena il 7% del totale di chi investe nei fondi comuni.

Sempre secondo Assogestioni, il 10% dei sottoscrittori più ricchi ha in mano la metà del totale del patrimonio investito. Un dato che addirittura schizza al 78% se si considera il 30% più ricco.

Secondo gli esperti, però, sarà proprio la fascia di età tra i 26 e i 35 anni a incidere nel futuro del risparmio gestito. Questo perché il mercato in questo momento sta vivendo una fase di transizione che va verso la maggiore trasparenza, la tutela del risparmiatore e l’utilizzo di nuove tecnologie. La generazione nata tra gli anni Ottanta e il Duemila è quella che usa lo smartphone e il tablet per la maggior parte delle azioni quotidiane quali informarsi, e sarà quella sulla quale banche e società finanziarie dovranno puntare, modificando il modo in cui interagire col cliente.

Sul fronte dei dati, secondo le rilevazioni di Assogestioni, nel terzo trimestre del 2015, il risparmio in Italia ha subito una battuta d’arresto. A incidere, sostiene l’associazione, la destabilizzazione dei mercati dovuti al rallentamento dell’economia cinese, all’aumento dei tassi della Fed e il calo del prezzo del petrolio. Il saldo della raccolta, si legge nei dati diffusi da Assogestioni, è stato pari a 24,8 miliardi di euro, dato in forte calo se paragonato ai 40 miliardi raccolti nel trimestre precedente. Agosto, si legge, è stato il mese peggiore. Le masse complessivamente gestite nel trimestre terminato a settembre sono state pari a 1.778 miliardi di euro.

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