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Psico-Brexit, Piazza Affari choc: -12%. Peggior crollo dal '98

24 giugno 2016 | 07.13
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Panico sui mercati e crollo delle Borse di tutto il mondo dopo la vittoria del 'leave' al referendum sulla Brexit. Il sell off andato in scena oggi sui listini è arrivato dopo una serie di bruschi movimenti, nelle ultime settimane, in preparazione della consultazione elettorale. Dopo il balzo a 17.966 punti di ieri, quando si scommetteva sul 'Remain' della Gran Bretagna, oggi il Ftse Mib ha perso il 12,48% a 15.723 punti, tornando ai minimi visti l'ultima volta a luglio 2013. Per la Borsa di Milano si è trattato del peggior crollo di sempre: dal 1998, secondo i dati di Borsa italiana, i due crolli peggiori erano stati dell'8% e del 7%, nel 2008, con la crisi economica. Quello di oggi è ancora peggio di quello del 2001, dopo l'11 settembre, quando Milano aveva perso il 6,62%.

Non è un caso che le Borse più colpite siano state oggi, oltre a quella di Atene, quelle di Spagna e Italia. E' qui che ci sono i rischi maggiori di incertezza politica: nel caso di Madrid (-12,35% a fine seduta), tra due giorni si torna a votare, dopo le elezioni di dicembre, per cercare di garantire una governabilità al Paese; nel caso di Milano "c'è un referendum importante a ottobre che potrebbe condizionare il quadro politico del Paese". A farlo notare è Carlo Altomonte, docente di politica economica europea all'Università Bocconi di Milano.

"I mercati - spiega il docente - hanno puntato più sulle conseguenze politiche della Brexit, che su quelle economiche dal momento che il Regno Unito non è uno sbocco così importante per le merci dei Paesi Ue". Gli analisti finanziari sono incerti sulla durata che potrà avere questo trend ribassista sui mercati: alcuni la prevedono limitata, altri destinata a condizionare a lungo i listini. Certo è che lo spread tra Btp e Bund tedeschi, oggi, dopo aver toccato un massimo di 192 punti, si è stabilizzato a 160. Sul breve periodo sono "inevitabili volatilità e incertezza", mentre sul lungo termine "il Regno Unito e l'Europa emergeranno da questa decisione, che va oltre le aspettative del mercato, senza riportare gravi conseguenze", sostiene Giordano Lombardo, ceo e Group chief investment officer di Pioneer Investments.

Secondo Filippo A. Diodovich e Vincenzo Longo, market strategist di Ig, "le vendite di oggi sono troppo importanti per essere categorizzate come one off. Probabilmente i cali proseguiranno nelle prossime sedute e gli indici aggiorneranno i minimi visti a febbraio". La volatilità sui mercati rimarrà elevata ancora per qualche giorno dopo l'esito del voto sulla Brexit, "con la liquidità che potrebbe essere insufficiente", prospetta Ubs: "Ci vorranno parecchi giorni prima che il mercato si calmi". Non si tratta invece di un nuovo 'Lehman' per Valentijn van Nieuwenhuijzen, Chief Strategist di Nn Investment Partners. "E' impossibile -spiega- definire ora quanto dureranno i disordini all'interno dei mercati, molto dipenderà da come reagiranno le banche centrali. Ciò che di sicuro sappiamo è che ci troviamo di fronte a una crisi politica che non darà necessariamente il via a una recessione globale o a una crisi di liquidità nel sistema finanziario".

Il crollo dei listini è generalizzato, in Europa, e colpisce tutte le Borse: Londra perde a fine seduta il 3,15% a 6.138 punti, Francoforte scivola e cede il 6,8% a 9.557 punti. Parigi segna -8,04%, Amsterdam -5,7%. La Borsa di Madrid registra il ribasso più vicino a quello di Milano, cioè -12,35%. Anche su Wall Street si fanno sentire i timori e le incertezze riguardo al destino del Regno Unito e dell'Europa: il Dow Jones segna -2,76%, il Nasdaq -3,12%.

Il tracollo riguarda soprattutto i titoli bancari, a Milano, ma anche nel resto d'Europa (Bnp -17%; Santander -19,8%). Sul Ftse Mib la maglia nera è di due popolari: Bper cede il 24,6%, Bpm il 24,2%. Simili le perdite anche per Unicredit (-23,7%), Banco Popolare (-23,3%), Intesa Sp (-22,9%) e Ubi banca (-20,6%). Le forti vendite non risparmiano nessun titolo: Mediaset cede il 17,17%, Generali il 16,7%, Telecom il 16,6% e Fca il 9,3%. Rcs, che oggi attendeva il rilancio dell'opa di Andrea Bonomi, cede a fine seduta -2,87% a 0,76 euro.

GIU' LA STERLINA - Crollo storico della sterlina a causa della Brexit. Oggi la moneta inglese è arrivata a perdere oltre il 10% sul dollaro, raggiungendo quota 1,33 dollari, che è il livello più basso dal 1985. A fine giornata, però, la quotazione si è un po' rafforzata risalendo a 1,36 dollari. Contro l'Euro, invece, il calo è di quasi il 6% a 1,226 euro. Gli acquisti sul mercato valutario si sono concentrati sul dollaro, rafforzatosi contro tutte le valute, eccetto lo yen giapponese. Gli analisti di Bofa Merrill Lynch Global Research prevedono un ulteriore indebolimento della sterlina sulle altre valute, anche fino a 1,30 nei confronti del dollaro. Uno degli effetti del calo significativo della sterlina sarà l'inflazione che "potrebbe rimbalzare, con un rischio al rialzo di circa il 3%", spiega Ubp. I settori che subiranno l'impatto maggiore sono l'immobiliare, il manifatturiero, l'advertising e quello bancario.

BANK OF ENGLAND - "Prenderemo tutte le misure necessarie per garantire la stabilità monetaria e finanziaria", scrive la Banca d'Inghilterra in una nota ufficiale. "Abbiamo intrapreso un'ampia pianificazione di emergenza, lavorando a stretto contatto con il ministero dell'Economia britannico, con le altre autorità nazionali e le banche centrali degli altri Stati", continua la nota.

La Banca d'Inghilterra è pronta a sostenere l'economia nazionale con oltre 250 miliardi di sterline (344 miliardi di dollari). Per il governatore Mark Carney ci si può infatti attendere un certo grado di "volatilità economica e sui mercati". La banca centrale del Regno Unito, ha spiegato Carney in una nota, "è pronta a fornire più di 250 miliardi di sterline di fondi aggiuntivi attraverso le sue strutture normali" per ammorbidire l'impatto della decisione uscita dalle urne.

La Banca d'Inghilterra "non esiterà a prendere ulteriori misure secondo le richieste" che dovessero provenire "a fronte della reazione dei mercati rispetto al risultato e secondo l'andamento dell'economia britannica". Per il governatore comunque la Brexit non avrà un impatto immediato sulla vita quotidiana dei cittadini.

STANDARD AND POOR'S - Standard and Poor's intanto sarebbe pronta a declassare la Gran Bretagna. In sostanza, dichiara il portavoce Motitz Kramer al Financial Times, "l'attuale valutazione del credito di tripla A è insostenibile nelle circostanze attuali".

MOODY'S - Per l'agenzia di rating Moody's l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue "porterà a un lungo periodo di incertezza che peserà sui risultati economici e finanziari del Paese e avrà ripercussioni sul merito di credito sui titoli di Stato britannici".

GOLDMAN SACHS - In un report di Goldman Sachs si sottolinea come il comparto azionario europeo subirà "forti cali", soprattutto dopo il netto rialzo delle ultime sedute, con il mercato britannico "che sarà più duramente colpito".

IHS GLOBAL INSIGHT - In seguito alla decisione del Regno Unito di lasciare l'Unione europea, Ihs Global Insight sta tagliando sostanzialmente le previsioni di crescita del Pil all'1,5% (dal 2%) per il 2016, 0,2% (dal 2,4%) per il 2017 e 1,3% (dal 2,3%) per il 2018. Il voto referendario "è una cattiva notizia per l'economia del Regno Unito, certamente nel breve e medio termine", evidenzia a un'ora dalla diffusione dell'esito definitivo della consultazione Howard Archer, capo economista Ihs Global Insight, per Uk ed Europa.

"Le incertezze economiche - prosegue Archer - si riferiscono non solo a ciò che accadrà subito dopo il Regno Unito avrà lasciato l'Unione europea, ma in relazione a quanto tempo esattamente occorrerà per il divorzio". Considerato che ci vorranno due anni per l'uscita ufficiale, "questa uscita ritardata potrebbe rivelarsi inaccettabile per i paesi dell'Unione Europea".

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