Si avvicina la dead line per le offerte non vincolanti per Pioneer, la società di risparmio gestito messa in vendita da Unicredit. E, secondo quanto riferiscono all'Adnkronos fonti vicine al dossier, "si rafforza l'ipotesi" che a scendere in campo lunedì sia anche una cordata composta da Poste, Cdp e Anima, società di cui il gruppo guidato da Francesco Caio è azionista con il 10,3%. L'operazione, si spiega, avrebbe una duplice valenza: da una parte "consentirebbe a Poste di rafforzare la sua posizione nel settore del risparmio gestito"; dall'altra, Pioneer "resterebbe in mano italiane, tenendo al sicuro la quota pesante di Btp che ha in portafoglio". E questa, ovviamente, sarebbe una prospettiva gradita al governo.
Sul piano strategico, l'acquisizione di Pioneer consentirebbe a Poste un salto qualità in un settore in cui è già presente con Anima. Tanto che Equita, in un report della scorsa settimana, profila una futura integrazione tra la stessa Anima e Pioneer, che consentirebbe di creare il terzo gruppo in Italia nel risparmio gestito alle spalle di quelli che fanno capo a Generali e Intesa SanPaolo. La società di Unicredit è comunque appetibile per tutti i maggiori protagonisti di un mercato che ha un potenziale ancora inespresso e, spiegano le fonti interpellate, proprio per questo, "è presumibile che a sfidare l'offerta di Poste ci saranno altre proposte di peso". Secondo le indiscrezioni di questi giorni, in campo potrebbero esserci Allianz, Amundi Macquarie, Axa e Banca Generali.
Anche in questa partita, un ruolo importante lo giocherebbe Jp Morgan, già in primo piano nella partita Mps, visto che secondo indiscrezioni avrebbe avuto da Unicredit il mandato a esplorare le opzioni strategiche migliori, a partire ovviamente dalla vendita, per Pioneer.
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