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Mps, opzione mercato rischia di fallire: pronto lo Stato

20 dicembre 2016 | 20.05
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BANCA MONTE  - FOTOGRAMMA
BANCA MONTE - FOTOGRAMMA

La strada del mercato rischia di rivelarsi un fallimento per Mps che, già domani, potrebbe annunciare la necessità di ricorrere all'aiuto di Stato per garantire la messa in sicurezza della banca. Un giorno in anticipo rispetto a giovedì, quando è prevista la chiusura dell'aumento di capitale da 5 miliardi di euro, cui da mesi lavorano le banche d’affari Jp Morgan e Mediobanca.

L'intervento del governo - con la disponibilità di 20 miliardi di euro chiesta al Parlamento - appare ormai scontato. "Non c'è proprio mercato", fa sapere una fonte vicina al dossier, che ricorda come dai risparmiatori chiamati a convertire i bond in azioni - hanno obbligazioni per 2,1 miliardi di euro - "sono arrivate globalmente adesioni solo per 500 milioni" in tre giorni. Cifra ben lontana da quella ipotizzata per arrivare al salvataggio, almeno 1,5 mld.

Non solo i risparmiatori, anche i fondi si sono tirati indietro. Smentite le ipotesi di investitori cinesi, anche il fondo Qia del Qatar - dato per certo fino alla scorsa settimana - "non è più interessato" a investire un miliardo di euro. Così come il socio storico Axa non si sarebbe impegnato a sottoscrivere la sua quota. "I fondi vogliono delle garanzie, in primis che ci sia un'adesione elevata all'Lme (liability management exercises)" ossia la conversione di bond in azioni da parte dei risparmiatori, ma al di la di questo bisogna fare i conti "con l'assenza di equity. Non c'è proprio mercato, quindi bisogna considerare 'fallita' l'operazione", aggiunge la fonte, anche se per l'ufficialicità c'è ancora da attendere. Se scatterà, si tratterà del terzo sostegno pubblico che Mps riceve in sette anni.

Il cda del Monte sia riunirà domani a Siena e già in giornata potrebbe comunicare che l'unica strada è quella del sostegno pubblico. Bisognerà attendere di leggere il decreto, messo a punto dal governo, per capire quali saranno i passaggi tecnici di un'operazione che si configura come un salvataggio pubblico, il primo in Europa sotto le nuove regole sulle banche.

Due le strade: o il Tesoro sottoscrive l’aumento oppure si procede con una "ricapitalizzazione precauzionale". Le risorse stanziate servirebbero al Tesoro per coprire la quota di ricapitalizzazione necessaria, più consistente rispetto a quanto prevede la sua quota del 4%. La direttiva europea consente allo Stato un intervento "cautelativo", "temporaneo" e "proporzionato" con un intervento diretto o l'"acquisto di strumenti di capitale". In caso di fallimento o di rinuncia alla ricapitalizzazione, le procedure previste dal 'burden sharing' comportano la conversione obbligatoria dei bond subordinati in azioni sia per gli investitori istituzionali che per i risparmiatori retail. E il Tesoro potrebbe intervenire successivamente per rimborsare la clientela retail.

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