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Caso banche, Patuelli: "Non c'è epidemia"

20 novembre 2017 | 15.00
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"Non bisogna pensare che ci sia una epidemia quando siamo davanti solamente a qualche malanno". E' il giudizio di Antonio Patuelli, presidente dell'Abi, sulle situazioni di difficoltà che stanno vivendo alcuni istituti bancari come Creval e Carige, i cui casi sono finiti anche sulle pagine di quotidiani stranieri.

"E' chiaro - spiega nel corso del seminario annuale dell'associazione che si è svolto a Ravenna - che c'è un elevato livello di nervosismo, frutto di crisi bancarie che sono scoppiate nella seconda parte del decennio di crisi economica". In altri Paesi "è successo nella prima parte e quindi queste crisi sono state smaltite con le regole precedenti. Bisogna vedere le dimensioni del fenomeno e non pensare che ci si sia epidemia quando siamo davanti a qualche malanno". Taluni passaggi "sono inoltre di carattere contrattualistico: soggetti diversi che hanno più funzioni magari negoziano in modo non rassicurante, a volte sembra che stiano per fermarsi, ma poi firmano, perché fa parte della contrattazione".

Per il presidente dell'Abi, azionisti e autorità devono vigilare per "sventare rischi di nuove crisi bancarie". Questo "per evitare agli altri istituti esborsi di cui non ne possiamo più". Per gli istituti di credito "Ora è un periodo di accantonamento, ma perché gran parte delle ricapitalizzazioni straordinarie sono state già fatte dalle banche. Confido non ci siano adesso terremoti normativi, ma in tal caso questi riguarderebbero tutta l'Unione europea".

Quanto al lavoro della commissione d'inchiesta sulle banche, non c'è "alcuna necessità di convocare il presidente della Bce Mario Draghi" considerando, evidenzia Patuelli, che si tratterebbe di discutere di fatti "avvenuti prima del 2011", quando era governatore della Banca d'Italia "e quindi non indispensabili".

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