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Carige, commissari tracciano la rotta: subito bond e vendita npl

08 gennaio 2019 | 12.22
LETTURA: 5 minuti

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

di Vittoria Vimercati

I tre commissari di Carige vedono i sindacati e tracciano le prossime mosse per il salvataggio della banca, dopo il 'paracadute' della garanzia pubblica sui bond offerta dal Governo Lega-5S con il decreto legge approvato in tutta fretta ieri sera. Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener, mentre infuria la polemica politica sulle scelte dell'Esecutivo, accusato di aver messo in atto gli stessi strumenti del Governo precedente dopo averli criticati, sono pronti a sfruttare molto presto la garanzia statale per le emissioni obbligazionarie, in modo da avere liquidità che supporti la banca in questa fase di transizione.

Parallelamente, partirà una due diligence sui crediti deteriorati della banca, "aperta a operatori italiani ed esteri" con l'obiettivo di vendere al più presto, nel giro di poche settimane, un ammontare di npl che secondo quanto ricostruito dall'Adnkronos con più fonti dovrebbe essere di poco superiore ai due miliardi. Si tratterà per lo più di unlikely to pay, inadempienze probabili e uno dei principali interessati è la Sga del Tesoro, che ha già preso in carico i 20 miliardi di crediti deteriorati di Veneto Banca e Bpvi. Al momento, dopo l'ultima cartolarizzazione di sofferenze per circa 1 miliardo di euro, la banca ha nel complesso circa 3,5 miliardi di crediti deteriorati e, come si evince dall'ultima presentazione dei conti del trimestre, un npe ratio al 21,7%.

L'obiettivo del piano industriale, che sarà pronto entro la fine di febbraio, è che il rapporto tra crediti dubbi e il totale dei crediti alla clientela scenda tra il 5% e il 10%, portando Carige al di sotto del valore medio di sistema. Nei prossimi giorni, anche un'altra iniziativa dovrebbe andare in porto: rivedere i termini e le condizioni, tra cui l'oneroso tasso di interesse al 16%, del prestito obbligazionario da 320 milioni di euro concesso dallo Schema volontario del Fondo interbancario. Ieri, i commissari insieme hanno formulato una proposta ai vertici del Fondo. La ricapitalizzazione precauzionale citata ieri dal decreto, che apriva anche a questa possibilità, è ritenuta "un’ulteriore misura a tutela dei clienti, ma del tutto residuale".

La Commissione Europea ha preso atto del decreto ed è pronta a "discutere con le autorità italiane della disponibilità e delle condizioni degli strumenti nel quadro del diritto Ue". Il sostegno pubblico alla liquidità, già utilizzato nel caso di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza, dovrebbe essere notificato alla Commissione e valutato dalla Dg Concorrenza, perché comporta un aiuto di Stato. L'obiettivo finale, tuttavia, resta l'aggregazione con un'altra banca, soluzione di mercato preferita da tutti, a partire dai commissari, ma al momento non ci sono partner: secondo quanto emerso dall'incontro con i sindacati bancari che si è tenuto oggi a Genova, ci sarebbero anche soggetti non bancari, come fondi, assicurazioni o altri grandi gruppi finanziari tra i potenziali 'compratori' di Carige. La loro ricerca non sarà immediata, ma successiva al piano e all'assemblea per l'aumento di capitale.

"Tutte le ipotesi sono al momento aperte e niente è davvero escluso", sostiene una fonte sindacale secondo cui anche alcune grandi banche estere già presenti sul territorio potrebbero essere interessate al dossier. Dell'aggregazione, su cui i commissari sono apparsi molto determinati, "se ne parlerà comunque a fine anno", dice un altro sindacalista, "sono queste le tempistiche". Le banche italiane chiamate in causa in questi giorni non avrebbero al momento aperto alcun dossier su Carige né ricevuto sollecitazioni in tal senso.

Un punto fondamentale in vista di una fusione è la possibilità di nuovi esuberi. Il tema è stato toccato in più riprese durante l'incontro e i sindacati hanno ricevuto rassicurazioni in tal senso, anche se è ancora presto per capire se ci saranno nuove uscite e quale potrebbe esserne l'entità. Da qui al 2020 ne sono previste circa 400 in vista del target di 3900 dipendenti da raggiungere a fine piano. "Per noi non ci sono spazi per nuovi tagli né sui numeri del personale né sulle retribuzioni, e anzi secondo noi il rilancio non può prescindere dall'implementazione degli organici: Carige è una delle banche che ha meno dipendenti per filiale", spiega Alessandro Mutini, responsabile della First Cisl in Carige e presente all'incontro.

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