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Carige, i piani di Cassa Centrale tra i malumori delle bcc

05 agosto 2019 | 19.51
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(Fotogramma)
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di Vittoria Vimercati

La decisione di Cassa Centrale Banca di imbarcarsi nel dossier Carige ha suscitato stupore, per non dire clamore, nel mondo delle Bcc. Sempre un po' ai margini del sistema bancario, il credito cooperativo ha inaugurato un attivismo sui fronti più caldi della finanza che finora non si era mai visto. E la sua mossa sulla Cassa genovese non sarebbe stata apprezzata da alcune delle 84 banche di credito cooperativo del gruppo di cui la trentina Ccb esercita la funzione di 'capo'.

L'Adnkronos ha sentito fonti interne alle banche del gruppo che hanno svelato quali siano le principali remore. A loro dire, prima di tutto, sarebbe servita un'assemblea, una consultazione preliminare prima di deliberare su Banca Carige e negoziare con il Fondo di tutela dei Depositi.

La stessa Iccrea Banca, la capogruppo dell'altro gruppo di credito cooperativo 'rivale' a Ccb, non vedrebbe di buon occhio l'investimento. Il rischio sarebbe quello di compromettere l'eventuale 'salvataggio' di altre bcc italiane, se ce ne fosse bisogno, e costringere all'intervento il Fondo di Garanzia dei Depositanti del credito cooperativo, o Fgd. In pratica, il Fitd guidato da Salavatore Maccarone in versione mutualistica.

Il punto è: se in un futuro non lontano una piccola banca del gruppo Cassa Centrale Banca avesse bisogno di essere ricapitalizzata o salvata, a riequilibrare gli indici potrebbe dover intervenire tutto il sistema e non la holding trentina, impegnata con tutta la sua dotazione patrimoniale a prendersi la banca ligure. Ad esempio, a seguito della perdita di 15 milioni della bcc Valdostana nel 2017, la Ccb era dovuta intervenire con 14 milioni di euro per riequilibrare la situazione patrimoniale della banca valdostana, in perdita di quasi 3 milioni anche nel 2018.

Ciò non toglie, spiega un'altra fonte, che Cassa centrale banca fosse libera di intraprendere questa scelta imprenditoriale di politica industriale, che è da una parte perfettamente in linea con lo statuto, che le assegna il ruolo di "direzione e coordinamento", con tanto di facoltà di "emanare disposizioni vincolanti", dall'altra è strategica, in quanto le consente di allargare l'ambito territoriale cooperativo.

In Liguria, bcc non ce ne sono, tranne per alcuni filiali di casse piemontesi o romagnole. Dunque, la vicinanza al territorio sarà il valore aggiunto dell'acquisizione, visto che Cassa centrale banca ha in mente di raggiungere la maggioranza del capitale di Carige e poi promuovere una fusione tra i gruppi.

"Sono convinto che con Cassa centrale banca il piano industriale della banca cambierà, avrà una strategia opposta a quella dei fondi di investimento o dei private equity: potrebbero non esserci chiusure di filiali, ma piuttosto interesse a sviluppare un'attività bancaria sul territorio", osserva Giuseppe Del Vecchio, segretario nazionale della Uilca con delega su Carige e sulle Bcc. "Noi siamo favorevoli al suo intervento e a questa soluzione per Carige. Ci auguriamo soltanto che non ci sia una posizione di rigidità da parte del maggiore socio in assemblea, Vittorio Malacalza".

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