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Sindacati: serve tavolo su raffinerie con imprese e governo

19 giugno 2014 | 16.16
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Cgil-Cisl-Uil, servono investimenti azienda, salvaguardare posti lavoro.

Sindacati: serve tavolo su raffinerie con imprese e governo

Un tavolo sul settore della raffinazione in Italia, con imprese e governo. Lo chiedono i sindacati dopo l’allarme sulla crisi delle raffinerie in Italia lanciato ieri dal presidente dell’Up, Alessandro Gilotti, secondo il quale “oggi tutte le raffinerie italiane sono a rischio di sopravvivenza, e con esse tanti posti di lavoro”. Migliaia e migliaia di addetti, tra diretti e indiretti, per i quali, secondo Paolo Pirani, segretario generale della Uil, è necessaria l’attenzione delle imprese e l’intervento del governo.

“Il problema delle raffinerie in Italia è reale -spiega a Labitalia- ma non può vedere le imprese assistere senza far nulla, e limitandosi a chiudere i siti produttivi. Occorre un tavolo sulla raffinazione -sottolinea- con imprese e governo”.

Secondo Pirani, gli investimenti devono puntare a un ‘nuovo’ futuro per i siti produttivi. “Alcune raffinerie -spiega- vanno riconvertite come è accaduto a Marghera. E’ importante che le imprese, ed Eni in particolare, rilancino gli investimenti. Si deve ragionare in termini di sistema Paese. E non si deve dimenticare che, come avvenuto in passato, ci sono anche investitori esteri interessati alle realtà produttive italiane”.

Per i sindacati, le raffinerie devono restare al centro del sistema economico del Paese. “Non si arriverà -spiega a Labitalia Sergio Gigli, segretario generale della Femca Cisl- alla scomparsa delle raffinerie in Italia. E’ vero, la razionalizzazione va fatta, insieme all’innovazione tecnologica e alla riconversione di alcuni impianti verso il bio-carburanti. Ma il sistema delle raffinerie deve mantenere la sua strategicità per il Paese, e vanno salvaguardati i posti di lavoro”.

Per Gigli, “le raffinerie a rischio in questo momento sono 2-3, se i consumi non ripartono”. “Eni ci ha detto che è in grado di soddisfare la propria rete distributiva con due impianti e mezzo rispetto ai 4 e mezzo attuali. Per quanto riguarda Exon a Siracusa non ci sono problemi come anche per Lukoil. La Saras ha qualche difficoltà in più perchè non ha una propria rete distributiva”, spiega.

Secondo il dirigente sindacale, “la strada da seguire è quella dell’innovazione tecnologica per ‘spremere’ più petrolio possibile ad esempio a Pavia e poi la riconversione verso i biocarburanti in altri impianti”.

Per Gabriele Valeri, segretario nazionale della Filctem Cgil, “purtroppo non è una novità che l’intero sistema della raffinazione in Italia sia in caduta libera ormai da anni”. “E questo ha avuto già delle ‘vittime’, con le chiusure di Mantova e Cremona. Quindi, dire che tutte quelle oggi esistenti sono a rischio chiusura ha una parte di verità”, aggiunge.

I motivi della crisi, spiega Valeri a Labitalia, “sono legati al crollo dei consumi, all’aumento del prezzo del petrolio per via della situazione geo-politica e anche alla condizione degli impianti italiani, che vanno riammodernati e in parte riconvertiti”.

Quindi, per questi motivi,, osserva, “un tavolo con governo e imprese sulla raffinazione è necessario, perchè il peso della raffinazione in Italia è importante”. “Faccio un esempio: l’impatto della chiusura di un impianto come quello di Gela, con 3.500 lavoratori tra diretti e indiretti, in Sicilia avrebbe un effetto molto più forte di quello che si rischiava con Electrolux”, conclude.

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