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Fisco: l'esperta, bene pos per guerra a contante ma non sufficiente

30 giugno 2014 | 16.54
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La ricerca di Valeria Portale.

Fisco: l'esperta, bene pos per guerra a contante ma non sufficiente

"L'obbligo dell'uso del pos è un buon inizio, ma non è sufficiente per fare la guerra al contante". Lo dice a Labitalia Valeria Portale, responsabile di della ricerca 'Mobile pos: un nuovo modo di fare acquiring', dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce della School of Management del Politecnico di Milano. "I pagamenti elettronici -osserva- sicuramente sono indice di novità in termini di maggiore trasparenza e maggiore tracciabilità".

"L'introduzione dell'obbligo dell'uso del pos -fa notare Valeria Portale- si inserisce in una spinta verso la modalità portata avanti dal governo. Tuttavia, questa misura di per sé non è sufficiente: non sono infatti previste né sanzioni, né incentivi sia per gli esercenti sia per i consumatori".

"Allo stato attuale -osserva- gli esercenti si preoccupano della gestione del pos, ma è necessario valutare i costi reali. Costi che -rimarca- interessano anche il pagamento in contante, come i trasporti e gli eventuali errori dati dai conteggi".

"Per gli esercenti i 'Mobile pos' -si legge nella ricerca della School of Management del Politecnico di Milano- possono rappresentare da un lato una soluzione per avvicinarsi al mondo dei pagamenti elettronici, dall’altro un modo per migliorare il servizio al cliente. Anche gli esercenti medi e grandi già dotati di un sistema per accettare i pagamenti con carta potrebbero essere favorevolmente interessati ad adottare soluzioni di 'Mobile pos' (a patto che le commissioni associate siano in linea con quelle attualmente pagate)".

"Tali esercenti -chiarisce la ricerca- avrebbero un duplice vantaggio: in primo luogo, un vantaggio di immagine (più importante al crescere della dimensione dell’esercente) legato al concetto di innovatività del servizio. In secondo luogo, il fatto che attraverso una soluzione di 'Mobile Pos' gli esercenti potrebbero avvicinare la cassa ai clienti, aumentando i punti di pagamento a disposizione con un conseguente miglioramento del livello del servizio (e una diminuzione delle vendite perse)".

Una tipologia di esercente potenzialmente interessato al tema 'Mobile pos', si legge, "è quello delle forze vendite di alcuni grandi società come ad esempio le compagnie assicurative, i venditori porta a porta, ma anche, ad esempio, i servizi di assistenza a domicilio dei produttori di elettrodomestici.

"Questa tipologia di esercente - prosegue - non è caratterizzata da problemi di nero (le forze vendite sono dipendenti o associati) e anzi è fortemente interessata ad aumentare l’efficienza del pagamento (il consumatore che non ha contanti e deve andare a prelevare facendo perdere tempo al venditore) e dei tempi di incasso, più lunghi nel caso di pagamenti in contanti (caso delle compagnie assicurative). L’opportunità presso tali esercenti deriva dal fatto che essi, in precedenza, non avevano dotato di Pos tradizionali la propria rete vendita per problemi di costo e pertanto potrebbero essere ora interessati a valutare positivamente l’introduzione di una soluzione meno costosa quale è il 'Mobile pos'".

"In un contesto italiano -rivela la ricerca- in cui anche la normativa spinge verso la cosiddetta 'war on cash' obbligando tutti gli esercenti e i professionisti ad accettare pagamenti con carte di debito (a partire da giugno 2014), questo mercato potrà crescere rapidamente".

Si prevede, infatti, che "a fine 2016 ci saranno tra i 120 e i 250 mila Mobile pos che transeranno complessivamente tra i 2 e i 3 miliardi di euro all’anno, nell’ipotesi che ciascun Mobile pos transerà tra i 10.000 e i 15.000 euro. Il valore di questi sistemi però non si esaurisce nel solo transato generato, ma in tutti i servizi aggiuntivi che potranno essere offerti all’esercente e che passeranno dal mobile".

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