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Pari opportunità: quote rosa al lavoro? per 9 su 10 paese non per donne

16 luglio 2014 | 16.54
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Sondaggio condotto dal gruppo Hays.

Pari opportunità: quote rosa al lavoro? per 9 su 10 paese non per donne

Si sentono discriminate, con minori opportunità di carriera e stipendi più bassi rispetto ai loro colleghi uomini. E, per far valere la propria opinione, devono fare la voce grossa. Queste sono solo alcune delle condizioni comuni alle donne che lavorano in Italia, secondo quanto emerge da un recente sondaggio condotto da Hays, uno dei gruppi leader nel recruitment specializzato, che ha intervistato un campione di 150 professioniste, chiedendo loro cosa significhi rapportarsi con capi, colleghi e dipendenti, senza rinunciare alla propria femminilità. E i risultati non sono certo tra i più rosei.

Per il 96% delle intervistate, l’Italia non è un paese che facilita il 'lavoro della donna'; tra i principali problemi evidenziati, l’arretratezza culturale del nostro paese, i pregiudizi, gli scarsi incentivi per le mamme lavoratrici e, infine, le posizioni ai vertici, ricoperte quasi esclusivamente da uomini.

E se 1 intervistata su 2 (48,8%) dichiara di essersi sentita discriminata o svantaggiata sul lavoro in quanto donna, per l’83% di coloro che hanno preso parte all’indagine, le retribuzioni sono sbilanciate in favore dei colleghi maschi, che possono contare anche su bonus più sostanziosi.

“Nonostante rispetto al passato siano stati fatti passi avanti - afferma Sofia Cortesi, Finance director di Hays - alcuni dei dati che emergono dal sondaggio fanno riflettere. Le lavoratrici italiane si sentono quasi in dovere di sacrificare qualcosa pur di perseguire il successo e la carriera. Il 43%, per esempio, afferma di aver rinunciato alla propria femminilità sul posto di lavoro, adottando un atteggiamento più maschile per potersi fare strada, mentre il 44% afferma di aver addirittura sacrificato la propria famiglia”.

Le fa eco Erika Perez, director Hays Executive: “La parità sul lavoro tra uomini e donne è una realtà che, al momento, esiste solo sulla carta. Le lavoratrici restano un passo indietro rispetto ai colleghi maschi, sia in termini di trattamento retributivo sia di accesso al mondo del lavoro e ai ruoli decisionali. Le donne rappresentano una grande potenzialità che il nostro Paese ancora non riesce a valorizzare completamente. Ciò che è auspicabile è un cambio di direzione, che annulli i pregiudizi e i preconcetti, dando alle professioniste italiane gli stessi diritti dei colleghi uomini”.

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