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Lavoro: Serra (Luiss), 2-3 mld per aumentare reddito fino a 2.500 euro

05 agosto 2014 | 13.53
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Il vice presidente della Luiss a Labitalia: rafforzare l'autonomia degli istituti scolastici, favorire la trasparenza della valutazione e introdurre elementi di confronto e competitività nel mercato della formazione".

Luigi Serra
Luigi Serra

"Ci sono molte analisi impeccabili sui problemi che affliggono il sistema della formazione e la transizione al lavoro. Ma la vera sfida è quella di individuare soluzioni per superarli ed è quello che abbiamo cercato di fare con l'8° Rapporto 'Generare Classe Dirigente'". Lo dice a Labitalia Luigi Serra, presidente di Sistemi Formativi Confindustria, e vicepresidente esecutivo della Luiss 'Guido Carli' di Roma, commentando le proposte avanzate nel Rapporto.

"Abbiamo provato a simulare i costi e i benefici di alcune soluzioni -spiega - e abbiamo visto che con tre 'semplici' operazioni si può ottenere un effetto estremamente significativo. Si tratta di rafforzare l'autonomia degli istituti scolastici, di favorire la trasparenza della valutazione e di introdurre elementi di confronto e competitività nel mercato della formazione".

"Se questo andasse in porto e una volta che le riforme fossero 'a regime', dopo il necessario periodo di transizione -afferma Serra- con un costo pari allo 0,1-0,2% del Pil, cioè circa 2-3 miliardi di euro, avremmo un aumento del reddito procapite tra 1.500 e i 2.500 euro e un calo della disoccupazione giovanile non inferiore a 4-5 punti percentuali". "Occorre cioè fare in modo che emergano le migliori efficienze, evitando che i ragazzi si muovano in una massa di offerte indistinte", spiega Serra aggiungendo che "la solo autonomia scolastica non basta".

"Intanto permangono alcune aree critiche nel sistema - avverte - come quella dei debiti formativi, che tendono a rimandare l'apprendimento, a spostarlo sempre più in là, per arrivare poi a un punto in cui il ragazzo questo apprendimento, di fatto, non lo recupererà mai più". Altra criticità, aggiunge, "è che non si tiene conto della motivazione delle studente ". E poi c'è il problema dei problemi: il momento di passaggio dalla scuola al lavoro che dovrebbe essere un momento di giunzione e spesso, invece, è una caduta nel vuoto.

E' un passaggio da un lato eccessivamente burocratico -osserva Serra- e dall'altro estremamente 'assistito' dalle famiglie che fanno da cuscinetto, da ammortizzatore verso il mercato".

E' invece importante per i ragazzi impattare da subito con il mondo al di fuori della scuola. "Per questo - dice - stiamo spingendo molto perché nei corsi di studio ci siano ampi spazi per la pratica del volontariato da una parte e per un'ampia permeabilità tra aziende e studio dall'altra". E alla fine quella che Serra chiama "biografia dello studente" dovrebbe mostrare "un profilo attraente per il mercato: non solo di un curriculum di studi, ma di una persona, con le sue competenze, le sue vocazioni e la sua voglia di imparare ancora".

E alle soglie dell'autunno, quando circa 500.000 famiglie si troveranno coinvolte dalla scelta dell'università, Serra consiglia ai giovani di "seguire le proprie passioni con convinzione, perchè scegliere un settore 'per calcolo' non porta a niente; fare in fretta e stare nella scuola solo il tempo necessario all'apprendimento; coltivare nuove formazioni, allargare il campo e non limitarsi alla formazione specialistica". "I ragazzi devono imparare a fronteggiare sempre nuove sfide e solo menti elastiche, abituate a ragionare a 360 gradi -conclude- sanno farlo".

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