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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

12 agosto 2014 | 10.00
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Si riaccende sui giornali la discussione sull'art.18: lo difendono i ministri Madia e Martina, Giovanni Legnini, Maurizio Landini, mentre ne vogliono l'abolizione Maurizio Sacconi e Angelino Alfano.

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Dobbiamo uscire da un modo conformista di affrontare i problemi, e questo vale anche per il mercato del lavoro. Non dobbiamo piantare bandierine, dobbiamo governare e farlo con coraggio che è proprio l'opposto del conformismo". Lo afferma il ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione Marianna Madia, in un'intervista ad "Avvenire". "Non ha senso fare una discussione retorica articolo 18 si' o no, sganciata da politiche di sviluppo e nuove tutele sociali. Il nostro - aggiunge il ministro - vuol essere davvero un governo di rottura". "Alfano? Questo è un governo del noi, superare il conformismo e' un esercizio quotidiano per tutti. Per Alfano e per Madia. Ai precari della mia generazione non interessano i posizionamenti politici e le piccole tattiche, loro guardano il 'Jobs act' del ministro Poletti nella sua visione complessiva. Cosa succede se perdi il lavoro? Lo Stato - conclude Madia - deve prenderti per mano non in modo assistenziale, ma accompagnarti verso una nuova occupazione".

A puntare sull' Italia non c'è solo la Banca centrale cinese, che ha quote intorno al 2% nei principali gruppi a Piazza Affari, da Eni a Enel, da Generali a Fiat. Fred Hu, 51 anni, un master in ingegneria dall'università di Tsinghua, un PhD in economia all' Università di Harvard, è stato economista al Fondo monetario internazionale, e presidente e partner di Goldman Sachs in Cina, anticipa di essere "pronto a investire parecchi miliardi di euro" in società del made in Italy. Hu nel 2010 ha fondato Primavera Capital, la più grande società di investimenti privata in Cina. Conosce bene John Elkann, presidente della Fiat, e il numero uno della Bce, Mario Draghi, "un amico dai tempi di Goldman Sachs". "In cinese il nome della società è rappresentato da due ideogrammi, la semina in primavera e il raccolto in autunno: quando investo seguo la filosofia del contadino, che deve seminare con pazienza in primavera e poi saper aspettare, essere diligente quando è tempo di mietere, prudente con il raccolto. Il nome in italiano nasce dalla mia passione per l' Italia, di cui amo la cultura, la storia, l' arte, la cucina. E la Primavera del Botticelli è uno dei miei quadri preferiti".

"Non voglio polemizzare con Alfano". Lo dice al 'Corriere della Sera' il sottosegretario Giovanni Legnini. "Non polemizzo perché il ministro dell' Interno e il suo partito stanno dando un contributo importante all' azione del governo. Ma se la proposta è introdurre nel decreto 'Sblocca Italia' l' abolizione dell'articolo 18, a parte una qualche estraneità di materia abbastanza evidente ho il timore che rischiamo di bloccarla l' Italia, non di sbloccarla". "Non penso che l'articolo 18 sia un totem, -prosegue- ma si tratta da sempre di un argomento divisivo, che dobbiamo affrontare nella sede propria, cioè la delega per il lavoro. In quella sede è legittimo che ciascuno esprima le proprie proposte, il Ncd ma anche il Pd".

L'economista della London business school ed ex direttore della Bce, Lucrezia Reichlin dice a 'La Repubblica': "Non c'è da sorprendersi per la presa di posizione di Moody' s. Troppo forte è lo scollamento fra le previsioni e la realtà. Il governo deve prenderlo come un ulteriore stimolo a procedere sulle riforme: però deve fare decisi cambiamenti di strategia". Reichlin aveva previsto un - 0,1%. E' andata ancora peggio. "Non so come il governo abbia potuto scrivere nei documenti di programmazione un numero così ottimistico come lo 0,8% mentre i centri studi indipendenti, da Confindustria a Bankitalia, avvertivano che si sarebbe rimasti più giù. C' è un rallentamento nella produzione, nell' import-export. Renzi deve tenerne conto in modo realistico".

Il responsabile economia del Pd Filippo Taddei si sfoga con 'La Repubblica': "A me questo dibattito sull' articolo 18 mi fa incazzare. Abbiamo la responsabilità di governare questo Paese. Serve una riforma organica, mentre Alfano fa il gioco delle tre carte. Il ministro dell'Interno ha una prospettiva che, oltre a essere tecnicamente dannosa, non è quella del Pd. Ed è fuori tempo massimo". Per l'economista dem non è in cantiere l'abolizione dell'articolo 18: "No, no: nella legge delega si parla di tutele crescenti. Chi parla di abolizione non sa di cosa parla". "Il Pd pensa ad innovare, -dice- senza la nevrosi dei simboli. Cosa ci chiedono tutti? Non intendo l'Ocse o Moody' s, penso agli italiani: ci chiedono riforme, e noi gli offriamo un simbolo? Se vogliamo parlare di totem, si accomodino. Ma non lo faranno con il consenso del Pd".

Abolire l' articolo 18? "È una sciocchezza", dice a 'La Repubblica, il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini. "Se il ministro Alfano vuole riguadagnare terreno nei sondaggi, non lo faccia sulla pelle dei lavoratori. Tutte le modifiche finora portate all' articolo 18 non hanno creato un solo posto di lavoro, hanno semplicemente aumentato i licenziamenti", dice il segretario della Fiom. "Il ministro Alfano ha fatto parte di tutti i governi che in questi anni hanno messo mano all' articolo 18 inseguendo il mito della ripresa delle assunzioni in cambio della libertà di licenziamento. Bisogna però constatare che la disoccupazione è aumentata e i licenziamenti anche. Non mi sembra un bilancio positivo e sarebbe sciagurato continuare a insistere su questa strada. Tanto peggio se lo si fa per inseguire un aumento di percentuali nei sondaggi".

"Moody's chi? Non è forse l'agenzia di rating che insieme ad altre ha sempre scoperto in ritardo l'acqua fredda?". Già, perché non è certo una notizia sostenere che le "riforme ambiziose danno i frutti un anno dopo", dice al Messaggero l' economista Giacomo Vaciago, docente di Politica economica all'Università Cattolica di Milano. Piuttosto gli analisti di Moody' s sembrano ignorare quello che succede intorno all'Italia. "I guai vicini colpiscono di più i paesi fragili come l' Italia. Ma anche la solida Germania non è così al riparo. Ecco perché ci vuole l' Europa. Italia, Francia, Spagna e Germania devono fare qualcosa insieme". Altrimenti il conto da pagare sarà alto per tutti, avverte Vaciago.

Sandro Gozi, Pd, sottosegretario agli Affari europei dice al 'Messaggero': "La principale raccomandazione che viene da Bruxelles è favorire in tutti i modi l' occupazione giovanile. Il pacchetto Poletti è la risposta italiana". L' Europa forse ha avrebbe voluto una riforma più radicale. "Nessuno finora ci ha contestato i contenuti del decreto. Non c' è, per intenderci, un caso-Italia. Almeno non più di quanto ci sia anche un caso Spagna, Portogallo, Grecia, etc, etc. La prima parte del decreto è entrata in vigore a giugno stabilendo nuove regole per l' apprendistato e la possibilità di prorogare i contratti 5 volte. É una prima risposta che faciliterà l' ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, poi da settembre ci sarà la seconda parte".

Dall'impasse politica che rischia di aprirsi sul superamento dell' articolo 18 si può uscire con un accordo politico. Lo spiega al 'Sole 24 Ore' il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi. "Serve un accordo per il superamento dell' articolo 18 da fare entro agosto - spiega- . Il veicolo è indifferente purché si avvii la soluzione. Entro il mese si decida se la norma "sblocca lavoro" va nello "Sblocca Italia" o come delega nel Jobs act che poi approveremmo subito". "Davanti ai dati Istat sul Pil che fotografano un' economia italiana ancora in recessione, prospettiva confermata oggi (ieri ndr) dall'agenzia Moody' s, e con tutte le istituzioni internazionali che insistono affinché il Governo dia un segnale di superamento dell' attuale assetto regolatorio del mercato del lavoro - fermo su vecchi equilibri di compromesso fatti quando ancora esisteva un'Italia dell'Est - la richiesta di Alfano non fa che confermare che su questo tema la necessità e urgenza c'è tutta".

"Non è questione di levare questo o quel diritto, ma di sostenere imprese e occupazione. Come abbiamo cercato di fare con le misure per l'agricoltura di "Campolibero", contenute nel decreto competitività: sgravio di un terzo della retribuzione lorda per assunzioni stabili, mutui a tasso zero e sconto del 19% per affitto di terreni ai giovani, sgravi Irap, crediti d' imposta", elenca soddisfatto il ministro dell' Agricoltura, Maurizio Martina con 'La Stampa'. Questo, è convinto, serve per mettere al centro il lavoro e l' occupazione ("le stime fatte dalle associazioni di settore parlano di almeno 100mila nuovi posti di lavoro potenziali"), non l' abolizione dell'articolo 18. "In questi mesi da ministro, non un imprenditore mi ha posto come prima questione quella dell'articolo 18.Ho sempre incontrato imprenditori che chiedono misure concrete per incentivare gli investimenti e semplificare la burocrazia", spiega.

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