Il sindacato: "Festival grande vetrina". Anche i tecnici del suono chiedono un riconoscimento della loro professionalità.
"Sanremo è una grande vetrina per la musica italiana e il messaggio che vorremmo che si lanciasse in questa occasione è quello di riconoscere tutele e professionalità ai musicisti italiani". Lo dice a Labitalia Emanuela Bizi, segretario nazionale della Slc Cgil, sindacato di categoria che tutela i lavoratori della musica.
"Se escludiamo le fondazioni lirico-sinfoniche e qualche orchestra strutturata, che godono dei fondi del Fus, anche se calato di un punto rispetto all'anno scorso, tutto il resto della musica -spiega Bizi- in Italia non riceve nessun aiuto. Per un musicista, se non sei un nome, diventa difficile anche tenere un concerto, vista la burocrazia che si deve affrontare".
E anche pensare al proprio futuro dopo al musica diventa difficilissimo, attacca Bizi. "Per i musicisti -sottolinea- è previsto un sistema contributivo che spinge a non versare i contributi, visto quanto è penalizzante. Infatti, se non si raggiunge un monte contributi annuale, si rischia di perdere anche i contributi che sono già stati versati".
"Ma la cosa più grave è che nel nostro Paese non viene riconosciuta la professionalità di musicista -sottolinea ancora la sindacalista- come avviene ad esempio in Francia. C'è l'idea del 'non ti basta esibirti', come se appunto bastasse quello all'artista e il pagamento, come per tutti gli altri professionisti, non fosse previsto. E d'altronde lo stesso ministero dei Beni culturali pretendeva che i musicisti cantassero gratis nei musei".
Il sindacato vuole inoltre vederci chiaro su iniziative legislative che bollono in pentola per il settore. "Il ministero -sottolinea Bizi- sta lavorando a una legge di riforma complessiva dell'intero settore della musica dal vivo, incrociamo le dita".
"Questo è un mondo estremamente frammentato e non c'è stata la capacità di porsi in modo unitario di fronte all'interlocutore politico, in modo anche di avere più potere e rilievo", conclude.