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8 marzo: l'indagine, ancora poche le donne a vertici aziende

06 marzo 2015 | 15.27
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I risultati del Gender gap report 2015.

8 marzo: l'indagine, ancora poche le donne a vertici aziende

Il mercato del lavoro italiano, specialmente nelle posizioni di vertice aziendale, tende ancora oggi a essere popolato prevalentemente da uomini, tuttavia riscontriamo come negli ultimi anni le quote rosa abbiano determinato un maggiore accesso delle donne nelle posizioni apicali di aziende pubbliche e private, grazie anche a recenti decreti e normative istituiti a livello governativo. E' quanto emerge dal Gender gap report 2015, realizzato dall'osservatorio di JobPricing.

"In Italia la retribuzione annua lorda media, nel 2014, è stata -si legge- di 29.891 euro per gli uomini e di 27.890 euro per le donne; gli uomini guadagnano mediamente il 7,2% in più delle donne nel mercato italiano.

Nelle classifiche dei Paesi Ue, "l’Italia si posiziona al quarto posto su 28 stati, rispetto al gender salary gap meno elevato". "Tutti i principali Paesi europei -prosegue- si posizionano ben al di sopra del 10%, evidenziando quindi una virtuosità dell’Italia sotto questo aspetto, a maggior ragione considerando che la media Ue relativa al gender salary gap è del 16,4%".

Nel 2013 il 29% dei dirigenti è donna (nel 2004 era il 24%) e fra i quadri la percentuale sale al 42% (nel 2004 era il 39%). A livello retributivo il gender salary gap più significativo è rilevato fra gli impiegati, dove la presenza femminile è più elevata (il 58%), ma dove gli uomini guadagnano il 10,6% in più delle donne.

Considerando i diversi settori, il gender salary gap più significativo riguarda i servizi finanziari (+27,5% per gli uomini) e l’intero settore dei servizi (+14%), mentre è più contenuto nel settore industriale (+11,4% per l’industria manifatturiera e +5,8% per l’industria di processo) e nel settore del commercio (+5,0%).

Nelle realtà settoriali dove le donne sono più presenti il gap tende a essere più consistente: JobPricing considera nel dettaglio 34 industry specifiche di riferimento settoriale e in 27 di queste il gap è a favore degli uomini, ma soprattutto tra le 8 industry in cui il gap è maggiormente sbilanciato a favore degli uomini 7 sono caratterizzate da un’alta presenza femminile (più del 40% degli occupati).

"Il livello di istruzione è la caratteristica -avverte- che più di tutte ci permette di capire come il mercato del lavoro femminile sia in evoluzione positiva: le donne, nel corso degli ultimi decenni, hanno aumentato sempre di più il loro livello di scolarità e hanno superato gli uomini per numero di laureati". "Rileviamo come -continua la ricerca- la differenza retributiva tra uomini e donne senza titolo accademico (+5,5% a favore degli uomini) sia decisamente inferiore rispetto ai laureati (+33,3%)".

"Il motivo di tale escursione è spiegato dal fatto -sottolinea- che le donne laureate sono mediamente più giovani e conseguentemente, considerando il sistema legislativo del lavoro nazionale basato sugli scatti di anzianità, mediamente meno retribuite. E' plausibile l’ipotesi per cui nei prossimi anni il gender salary gap si accorcerà, visti i trend di aumento di scolarità femminile e di maggior probabilità di accesso a ruoli meglio retribuiti".

In generale, "le funzioni legate allo staff evidenziano una differenza di genere più consistente a favore degli uomini in tutte le qualifiche, mentre si nota una differenza ben più ristretta all’interno delle figure tecniche (qualità, r&s, area tecnica e ruoli di alto contenuto specialistico-tecnologico)". "Su circa 600 ruoli organizzativi -avverte- analizzati nei differenti inquadramenti (dirigenti, quadri, impiegati e operai) nel 27% circa dei casi guadagnano mediamente di più le donne, mentre nel 73% guadagnano mediamente di più gli uomini".

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