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Jobs Act: Cisal, non è toccasana riforme che necessitano a Paese

11 marzo 2015 | 14.38
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Il segretario generale Francesco Cavallaro, nel corso di un convegno, propone una commissione tripartita per promuovere il lavoro, la non discriminazione tra fondi previdenziali pubblici e privati, la valorizzazione delle risorse interne alla Pa, un piano industriale per rilanciare il settore del turismo (video).

Francesco Cavallaro segretario generale Cisal
Francesco Cavallaro segretario generale Cisal

"Il Jobs Act non è il toccasana delle riforme di cui il Paese ha necessità". Lo dice a Labitalia il segretario generale della Cisal, Francesco Cavallaro, in occasione del convegno 'Una nuova politica economica per il benessere del Paese. Legge di stabilità 2015: sfide aperte e occasioni mancate', in corso a Roma. "In un Paese dove tutto è bloccato, dove non si assume, quale potrebbe essere l'utilità oggi di avere una riforma sulle riforme?", si chiede. "Fermo restando -sostiene- che abbiamo visto che tutte le altre riforme fatte non hanno avuto alcun risultato, proprio perché il Paese è bloccato e non c'è consumo". (video)

"La previsione del governo -ricorda Cavallaro- che la decontribuzione per un triennio dei contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti possa tradursi in un milione di nuovi assunti sembra del tutto ottimistica. Specie se lo stanziamento previsto è di appena 4 miliardi di euro. Come dimostrato dalle esperienze di precedenti governi -rimarca il segretario generale della Cisal- quasi mai gli incentivi economici riescono da soli a creare occupazione".

"Un sistema di decontribuzioni alle nuove assunzioni, oltre che sostenere anche le pmi italiane, deve soprattutto - spiega - incentivare l’innovazione, mirare a settori ad alto valore aggiunto e prestare una particolare attenzione all’impatto economico e sociale sul territorio, specialmente nel Mezzogiorno".

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