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Biagi: Ichino, oggi credo che condividerebbe essenza Jobs Act

18 marzo 2015 | 13.19
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Il giuslavorista, 'senza la sua battaglia saremmo molto più indietro nella modernizzazione del lavoro'.

Pietro Ichino
Pietro Ichino

"La legge che porta il nome di Marco Biagi è intervenuta soltanto sui rapporti di lavoro periferici, a differenza del Jobs Act che interviene sul nucleo centrale del diritto del lavoro, cioè sul contratto di lavoro regolare a tempo indeterminato; ma se oggi Marco fosse qui credo che, al di là dei dettagli, condividerebbe l’essenza di questa riforma". Così Pietro Ichino, giuslavorista, docente di diritto del Lavoro all'Università Statale di Milano e senatore del Pd, ricorda il valore delle idee e degli studi di Marco Biagi, aggiungendo: "Di sicuro, senza la battaglia di Marco oggi saremmo più indietro nel percorso di modernizzazione del lavoro".

E, soprattutto, spiega il professore, oggi Biagi "condividerebbe il progetto del Codice semplificato: aveva una percezione molto viva e preoccupata della intollerabile complessità della nostra legislazione in materia di lavoro".

Nell'eredità che ci ha lasciato Biagi e che i suoi assassini non hanno potuto cancellare, Ichino mette "al primo posto l’attenzione alla comparazione internazionale: un campo -ricorda- in cui Marco Biagi fu maestro, ciò che gli consentì di utilizzare il confronto con gli altri Paesi, e in particolare con quelli più avanzati del nostro per quanto riguarda il buon funzionamento del mercato del lavoro, come metodo nella progettazione delle riforme a cui ha dedicato tanta parte della sua vita".

"Questo metodo è invece negato in radice da tutti coloro che rifiutano il confronto con le esperienze straniere, sostenendo che 'l’Italia è diversa', 'in Italia le misure che funzionano bene oltr’Alpe non potrebbero funzionare': un alibi diffusamente utilizzato da destra e da sinistra -rimarca Ichino- per non mettere in discussione tante cose che funzionano male, tante posizioni di rendita, tanti radicatissimi conservatorismi".

A distanza di 13 anni dalla scomparsa di Marco Biagi, qualcosa è cambiato anche nel mercato del lavoro. Ma non sempre in meglio. "Nell’ultimo decennio tutti i difetti del nostro mercato del lavoro, che Marco aveva individuato con grande lucidità, si sono aggravati", spiega il professore.

"Non è un caso che, mentre allora l’opinione pubblica era ancora in maggioranza favorevole alla conservazione dello Statuto dei Lavoratori del 1970 senza sostanziali modifiche, oggi invece, secondo gli ultimi sondaggi, due terzi degli italiani sono favorevoli alla riforma che sta muovendo i primi passi", conclude Ichino.

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