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Pensioni: Cazzola, da Consulta precisazione opportuna

07 maggio 2015 | 14.00
LETTURA: 2 minuti

L'esperto, ma si comporta come Ponzio Pilato

Giuliano Cazzola
Giuliano Cazzola

"La precisazione del presidente della Corte Costituzionale è opportuna. Infatti, se paradossalmente il governo ordinasse all'Inps di non pagare, gli interessati sarebbero costretti a fare causa all'Ente. Non esiste alcun automatismo 'autoapplicativo'". Lo dichiara a Labitalia Giuliano Cazzola, esperto di politiche previdenziali, commentando la precisazione della Consulta.

"La Consulta però -avverte Cazzola- fa come Ponzio Pilato: se ne lava le mani. La sola via d'uscita è quella di un provvedimento urgente che rimoduli l'intervento del 2011 sulla perequazione automatica, spostando più in alto l'importo della pensione da salvaguardare (da 3 a 5 volte il minimo) e adottando criteri di gradualità. In questo modo, sarebbe rimborsata circa la metà dei soggetti colpiti", spiega Cazzola.

Per Cazzola, infatti, "la sentenza n.30 non ha dichiarato l'incostituzionalità dell'operazione nel suo complesso, ma per la parte in cui la norma agisce su trattamenti medio-bassi mettendone a rischio l'adeguatezza".

"Senza un decreto che ridisegni la misura, a mio avviso, la sentenza - avverte - sarebbe inapplicabile. E non solo per una questione di copertura finanziaria. Ma perché non è chiarito, alla luce delle motivazioni, quali sarebbero i soggetti da tutelare".

Insomma, conclude l'esperto, "la Corte ha sbagliato a redigere una sentenza di questo tipo: sarebbe stato molto più opportuno, come altre volte in cui erano in ballo problemi importanti di carattere economico, invitare, con un provvedimento di indirizzo, il governo e il Parlamento a modificare le norme ritenute illegittime, salvo annunciare che, in caso di inerzia, la Corte, se reinvestita della questione, avrebbe inevitabilmente cassato la norma".

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