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Pensioni: Brambilla, Renzi unico che può giocare partita giovani-anziani

15 maggio 2015 | 16.07
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L'esperto, deindicizzare tutte le pensioni e coi risparmi implementare lavoro giovani

Alberto Brambilla
Alberto Brambilla

Una proposta "a impatto zero per le finanze pubbliche, in grado di aumentare l'occupazione giovanile e risanare i conti dell'Inps". E soprattutto che "solo Renzi, da leader intelligente qual è, è in grado di attuare, perché solo lui può giocare questa partita giovani-anziani". Da Napoli, dove si è appena conclusa la Giornata Nazionale della previdenza, Alberto Brambilla, già sottosegretario al ministero del Welfare con delega alla previdenza sociale e docente all’Università Cattolica di Milano, illustra a Labitalia la sua proposta per risolvere l'intricato nodo apertosi dopo la sentenza della Corte Costituzionale.

"La sentenza della Consulta sulla legge Fornero -ricorda Brambilla, a lungo presidente del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale al Welfare- rimanda alla previgente norma del 2010 che prevedeva indicizzazione al 100% per le pensioni fino a tre volte il minimo, con un decalage per le più alte fino al 45%. Ma la stessa sentenza dice che il governo può attuare i necessari provvedimenti a seconda delle necessità e di un patto tra generazioni".

Un rimando importante, spiega Brambilla che, "insieme a quel 7 a 6 dei voti della Consulta", spiega bene "come la Corte abbia bocciato la norma Fornero perché non ha ritenuto legittima la motivazione di sostegno alla finanza pubblica, mentre riterrebbe legittima una misura sulle pensioni, motivata dalla tenuta in equilibrio del sistema anche a favore delle giovani generazioni".

Ora governo "può decidere un'altra strada rispetto a quelle del passato e Renzi -spiega Brambilla- è l'unico intelligente in grado di farlo". E' una proposta di cui Brambilla ha già parlato con il ministro Poletti e che avrebbe impatto zero sulle finanze pubbliche. "Per far sì che la norma sia blindata dal punto di vista costituzionale -dice- si può applicare la deindicizzazione dell'inflazione del 2012 e del 2013 a tutto il pacchetto delle pensioni, in maniera proporzionale e fino al 2018, anno in cui si torna a una gestione 'normale', come già previsto dalle leggi".

"Vale a dire che l'indicizzazione viene pagata al 90% per le pensioni fino a 2 volte il minimo, al 75% per quelle da 2 a 4 volte il minimo, al 50% sopra le 5. In questa maniera -assicura Brambilla- l'impatto per i conti pubblici è zero. E i risparmi che derivano da questa misura vanno finalizzati e incardinati in maniera assoluta in un Fondo per il sostegno all'occupazione degli under 29. Se cominciassimo adesso, già nel 2016-2017 potremmo avere 1-2 miliardi da destinare all'aumento dell'occupazione dei giovani".

Alla base del ragionamento fatto da Brambilla c'è un dato preciso: "Il sistema previdenziale -osserva- si tiene in equilibrio con un rapporto che vede da una parte 24 milioni di lavoratori attivi (e adesso siamo sotto a questa cifra di circa 1 milione) e 16 milioni di pensionati (cifra che raggiungeremo nel 2017)".

I soldi risparmiati "anche con un piccolo sacrificio dei pensionati" andrebbero dunque a far entrare nuove forze nel mondo del lavoro, "a far affluire nuovi contributi -dice Brambilla- che sono anche a garanzia dei pensionati stessi".

Non solo. "In questo modo -sottolinea l'esperto- si azzera anche il deficit dell'Inps, arrivato a 25 miliardi nel 2013 e che nel 2014 è anche aumentato".

Insomma, "è inutile parlare di rimborsi e quantificare ipotetiche cifre da restituire ai pensionati, se prima il governo non decide con cosa rimpiazzare la norma della riforma Monti-Fornero annullata dalla sentenza della Corte Costituzionale", conclude l'esperto.

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