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Lavoro: Tiraboschi, apprendistato per 'adulti' non sia misura all'italiana

03 giugno 2015 | 13.37
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Il giuslavorista dice che nell'ipotesi al vaglio del governo è prevista poca formazione. E che le continue riforme non aiutano stabilità.

Michele  Tiraboschi - (foto Labitalia)
Michele Tiraboschi - (foto Labitalia)

Estendere l'apprendistato anche ai lavoratori anziani presenta il rischio di un'applicazione 'all’italiana' "cioè solo per consentire vantaggi economici alle imprese (sgravio contributivo e sotto-inquadramento a fini retributivi) senza reali percorsi formativi", per non parlare del fatto che "continue riforme" di questa tipologia contrattuale non aiutano la stabilità del sistema. E del fatto che non si conoscono gli effetti di una misura già in atto cioè "l’apprendistato dei lavoratori in mobilità".

Così Michele Tiraboschi, professore ordinario di Diritto del lavoro all'Università di Modena e Reggio Emilia, commenta con Labitalia l'ipotesi al vaglio del governo di 'rivitalizzare' l'apprendistato, contratto che di fatto non è mai decollato, attraverso l'estensione di questa tipologia anche ai soggetti titolari di un trattamento di disoccupazione (Naspi, DisColl, Asdi, disoccupazione agricola), a prescindere dall'età del lavoratore, dunque agli over 29 e ai cosiddetti lavoratori anziani.

Ma la carenza di formazione potrebbe essere un serio rischio. "Lo lascia supporre -spiega Tiraboschi- un monte ore di formazione pari a 40 ore annue, del tutto inadeguato a processi di riqualificazione professionale di lavoratori adulti e disoccupati specie di lungo periodo". Ci sono poi studi da prendere in considerazione. "L’esperienza comparata -ricorda il giuslavorista- è univoca nell’indicare che l’apprendistato funziona se incentrato su percorsi scolastici in alternanza e se offerto a giovanissimi, di regola minorenni. Ciò detto, non mancano certo esperienze di altri Paesi di estensione dell’età dell’apprendistato oltre le fasce giovanili".

Ma c'è anche un rischio che l'apprendistato possa essere usato come un contratto di serie B, riservato a casi particolarmente difficili? "Già il Testo unico dell’apprendistato del 2011 ha cercato di utilizzare questo istituto con riferimento alla assunzione di lavoratori in mobilità", risponde Tiraboschi che poi però spiega: "Per rispondere alla domanda sarebbe fondamentale conoscere gli esiti del monitoraggio dell'esperienza in atto, ammesso che ci sia un monitoraggio di sostanza. Dal ministero del Lavoro non trapelano informazioni su questo specifico profilo di utilizzo dell’apprendistato e dunque qualche perplessità c'è".

"Eppure -sottolinea- per estendere l’apprendistato oltre il proprio bacino tradizionale verso tutti i disoccupati sarebbe di buon senso capire cosa sta succedendo sull’apprendistato dei lavoratori in mobilità".

Un'ipotesi come quella governativa metterebbe in discussione l'attuale impianto dell'apprendistato, frutto di vari interventi normativi anche abbastanza recenti. "La prima regola per consolidare un sistema di apprendistato -osserva Tiraboschi- è quella della stabilità del quadro legale. Continue riforme non aiutano operatori e parti sociali a porre le premesse per la nascita del sistema che non è poi altro che una modalità di costruzione dell’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro incentrata su formazione, competenze, fabbisogni professionali dei territori e dei settori produttivi".

"Pertanto, prima di assegnare all’apprendistato nuove e diverse funzioni sarebbe saggio concentrare gli sforzi sulla messa a regime del sistema nel perimetro già tracciato dal Testo unico del 2011", avverte.

E nel rapporto con il contratto a tutele crescenti, il 'nuovo' apprendistato potrebbe partire svantaggiato. "Non aiuta di certo -osserva Tiraboschi- l’esonero contributivo indiscriminato a favore delle assunzioni a tempo indeterminato in chiave di sostegno al 'tutele crescenti', che di fatto toglie interesse verso forme di inserimento 'onerose' come l’apprendistato dove l’onerosità sta nella fatica di formare e addestrare realmente persone trasmettendo conoscenze e competenze".

"Se proprio si vuole rilanciare l’apprendistato, un campo di intervento da coltivare sarebbe piuttosto quello del coinvolgimento delle agenzie di somministrazione che potrebbero farsi carico degli oneri burocratici e formativi che ancora spaventano le singole imprese utilizzatrici di apprendisti", conclude.

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