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Expo: al via Festival agriturismo per mangiare secondo campagna

17 giugno 2015 | 17.36
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Organizzato da Cia con Turismo Verde per affermare una nuova consapevolezza gastronomica e un settore che conta 18mila strutture

Expo: al via Festival agriturismo per mangiare secondo campagna

'Nutrire il pianeta', ma come? Secondo natura, è la risposta che la Cia-Confederazione italiana agricoltori con Turismo Verde porta all'Expo con il primo Festival dell’agriturismo italiano, che debutta domani, 18 giugno. Un evento che è il manifesto del 'mangiare secondo campagna', per affermare una nuova consapevolezza gastronomica, aggiungendo al claim di Expo un valore in più. E per recuperare nelle abitudini alimentari il valore della cucina come identità e del cibo come espressione dell’agricoltura di prossimità. Dal campo al piatto, dunque, non è uno slogan ma un’esigenza gastronomica e una risposta alla domanda alimentare, che vale in Italia ma è un 'protocollo' universale.

La serata inaugurale ci sarà domani sera, alle 20, alla Cascina Caremma (località Via Cascina Carema 1, a Besate, in provincia di Milano), che ospiterà Lia Galli, dell’Agriturismo Villa Caprareccia (Bibbona, Livorno) in una serata toscolombarda. L’idea, infatti, è quella di far ospitare dagli agriturismo lombardi delle località che fanno corona all’Expo i cuochi e le cuoche degli agriturismo di tutta Italia, per generare una sorta di fusione della cucina di tradizione italiana del mangiare secondo campagna. Seguiranno un’altra ventina di incontri che scandiscono tutto il calendario fino alla conclusione di Expo.

La Cia con Turismo Verde attribuirà a tutti gli agriturismo ospitanti e a tuti quelli ospitati il titolo di 'agrichef'. A tutte le serate gastronomiche parteciperanno esperti e produttori per stilare con i fatti il manifesto della cucina secondo campagna.

"Mangiare secondo campagna - sottolinea la Cia - vuol dire da una parte recuperare la cucina di tradizione, quella cucina che si è stratificata nel corso dei secoli e che si è via via modificata attualizzandosi, che è un manifesto sensoriale dell’identità rurale, e dall’altra esaltare la biodiversità che connota i cibi, che costituisce il vero patrimonio gastronomico italiano".

"Ma vi è una terza ragione -s piega - per cui rilanciare il mangiare secondo campagna diventa decisivo. In questa prassi gastronomica si ha la dimostrazione della centralità dell’impresa agricola che dal campo al piatto chiude la filiera e che dal campo al piatto trasforma la coltura in cultura assicurando il giusto reddito all’impresa medesima".

"Un protocollo che vale sommamente in Italia ma che la Cia ha l’ambizione di proporre a tutti gli agricoltori del mondo, che possono attraverso l’esperienza gastronomica comunicare al consumatore il valore del lavoro agricolo, il sapore delle materie prime agricole, e qui la biodiversità gioca un ruolo fondamentale, che si fanno buon cibo, cioè sano sostenibile e funzionale, e il calore del contesto rurale dove alimentarsi torna ad avere lo spessore della convivialità e della consapevolezza", sottolinea.

La formula del primo Festival dell’agriturismo organizzato da Cia e Turismo Verde in concomitanza con Expo è il primo tentativo in Europa di proporre una positiva contaminazione della biodiversità in cucina: "Poiché la cucina è il risultato del prodotto e del processo la contaminazione - osserva - può dare luogo a un piatto del tutto nuovo e autonomo che è risultato della sapienza di chi ha coltivato e dell’abilità di chi ha cucinato".

“Questo Festival dell’agriturismo - commenta l’enogastronomo Carlo Cambi, che sarà il narratore della serata d’esordio del Festival - è la riposta più valida al desiderio di buona cucina che si è affacciato finalmente in Italia. E’ tramontata, e lo hanno sancito anche recentissimi pronunciamenti della critica internazionale sempre incline a magnificare la cucina spettacolo e omologante, la moda delle schiume e dei sifoni: si torna alla cucina del sapere fare e del sapore del fare. Una cucina come quella italiana che ha bisogno della biodiversità per esprimersi".

"Un paese che ha mille pani, seicento formaggi, altrettanti salumi, per non dire della messe di verdure, di frutta, ha prodotto una gastronomia che cambia di valle in valle perché è una cucina che si fonda su ciò che l’agricoltura offre. Avere oggi la possibilità di narrarla facendo degustare i piatti degli agriturismo è la migliore testimonianza che la via italiana al cibo è quella che più rispetta i dettami della sana nutrizione, più dà della cucina una rappresentazione compiuta come valore antropologico. E rende ancora più vero che ogni atto di consumo alimentare è contemporaneamente un atto agricolo, un atto economico, un atto sociale e un atto culturale”.

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