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Solo 22% e-Shop italiani vende all'estero

08 maggio 2018 | 17.48
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La sede di idealo a Berlino
La sede di idealo a Berlino

Nell'era del digitale e di internet gli e-shop italiani sono ancora troppo nazionalisti e poco internazionali, tanto che appena il 22% vende all'estero, solo l'8% si presenta in doppia lingua e si limita al 4% la percentuale di negozi italiani on line che propone pagamenti in una valuta differente dall’Euro. Ad accendere un faro sul tema del "cross border trade", ossia la possibilità di vendere online anche all’estero, è uno studio di idealo ed il portale ha anticipato all'Adnkronos dati e cifre del fenomeno di cui si appresta a scattare una foto al Netcomm Forum 2018 che apre i battenti a Milano il 30 e 31 maggio prossimi.

"Ci è dispiaciuto riscontrare come l’e-commerce nostrano non abbia colto nel corso degli anni l’occasione offerta dal cross border e ci preme segnalarlo non per mettere in luce una mancanza ma per evidenziare che si può ancora rimediare" scandisce Fabio Plebani, Country Manager per l'Italia di idealo.it, raggiunto telefonicamente a Berlino, sede del portale internazionale per la comparazione dei prezzi online.

"Siamo convinti che aprirsi al commercio transfrontaliero possa solo portare un valore aggiunto e per tutti gli attori coinvolti, sia per i consumatori che per gli e-shop" osserva il manager. Secondo l'analisi di idealo, il cross border trade rappresenta infatti un’opportunità per tutti gli attori coinvolti nella digital economy: dai consumatori agli stessi e-shop.

Partendo dai vantaggi per i consumatori, gli analisti di idealo sottolineano come alcuni prodotti possano essere più economici se acquistati al di fuori dell’Italia, come ad esempio i notebook che costano in media il 14.9% in meno se comprati in Spagna, mentre per un’asciugatrice o un paio di sneakers si può risparmiare più del 15% se li si compra in UK.

Inoltre, se si guarda al commercio online, l'ultimo report di Eurostat mette in luce come l'e-commerce in Europa goda di ottima salute. Nel Regno Unito, ad esempio, l’86% degli utenti internet utilizza il canale online per fare acquisti, in Svezia la percentuale è dell’84% ed in Germania dell’82%. Considerando che in Italia la percentuale si attesta attorno al 43%, contro una media europea del 68%, per gli analisti di idealo "risulta chiaro il vantaggio di un e-shop nostrano che decida di vendere anche all’estero"

Plebani rimarca quindi che i dati che emergono dallo studio "fanno capire come ci sia una forma di preclusione nei confronti di ciò che va oltre i confini nazionali e lo dimostra il fatto che la stragrande maggioranza dei digital store nostrani sia esclusivamente in lingua italiana o che accetti solo l’euro come valuta di pagamento o che, ancora, non sia preparata alle spedizioni fuori dall’Italia".

Eppure, segnala Plebani, l'e-commerce "offre una piattaforma che elimina ogni barriera geografica mettendoci di fronte ad una platea internazionale". Per il manager, dunque, "non ha senso trascurare le esigenze linguistiche o logistiche di quanti potrebbero essere potenzialmente interessati al nostro business". Ma come crescere a livello internazionale? Plebani non ha dubbi: "Il primo passo è quello di dare il via ad un cambiamento di mentalità". Per questo, spiega, alzare il sipario su questi scenari e "sensibilizzare sarà uno dei temi portanti della nostra partecipazione a Netcomm Forum a Milano".

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