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Strage Bologna: Sonia, l'ex bambina prodigio dello sci

31 luglio 2015 | 11.59
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Sonia Zanotti
Sonia Zanotti

di Francesco Saita - "Rientravo dalla ferie in provincia di Bologna, tornavo in Alto Adige, mi trovavo con mia cugina, 22enne allora, aspettando il treno perché avevamo perso la coincidenza per Bolzano. Alle 10.25 l'esplosione che mi ha costretto, fino ai 24 anni, a fare la spola con gli ospedali, per 13 anni, subendo oltre 30 interventi". Sonia Zanotti, quando a Bologna scoppiò l'inferno, quel due agosto del 1980, aveva undici anni ed era una promessa dello sci agonistico.

Mentre risponde al telefono all'Adnkronos, sta vivendo un momento della sua nuova vita, dopo Bologna: "Mi scusi se cade la linea, ma sto seguendo la staffetta che ogni anno porta podisti e ciclisti a convergere sulla città di Bologna". Una città che a distanza di 35 anni non vuole e non può dimenticare quanto successo. "Tra il 29 luglio e il due agosto 20 rami di staffetta convergono da tutta Italia nel capoluogo emiliano - racconta Sonia, ora 46enne - per ricordare la strage". "Io prima lo sport lo facevo a livello attivo, ora seguo gli altri che lo fanno - si schernisce - praticavo lo sci a livello agonistico ed ero molto vivace e allegra".

Sonia, che ha potuto usufruire ("dopo mille difficoltà") della legge 206 del 2004, a favore delle vittime del terrorismo e delle stragi, ora è pensionata e lavora per custodire la memoria di quanto accaduto: "Lo faccio per due motivi, il primo perché è un dovere civile, il secondo perché mi serve a dare un senso a quello che senso non aveva: perché una bomba che colpisce centinaia di persone innocenti non ha alcun senso, e io cerco di trovarne uno".

Tra le iniziative che Sonia porta avanti ci sono quelle nelle scuole, con l'attualità delle bombe che ora scoppiano ogni giorno in Siria, Iraq, Africa e negli altri paesi in balia dei terroristi che "fanno sì che veniamo ascoltati di più". Per chi non era nato il 2 agosto dell''80, non ci sono i ricordi di quel periodo "in cui eravamo tutti bersagli, perché chi usciva di casa poteva restare vittima di un attentato, come successo a me e a tanti altri in quella drammatica stagione". "Ma è possibile il raffronto con quello che succede oggi per mano dei terroristi internazionali e quanto capitava in quegli anni in Italia".

Sonia accenna ai suoi due figli maschi: "Mi chiedono, ora che sono più grandi (uno 14 e uno 12 anni, ndr), non solo delle cicatrici, ma anche il come, il perché, etc.". "Parlare con loro - ammette l'ex bambina promessa dello sci - è più difficile che nelle scuole, ma questo non so spiegarlo ...".

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