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Calcio: Sormani, oriundi sono italiani a tutti gli effetti

24 marzo 2015 | 12.12
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L'ex giocatore di origini brasiliane: "Ai mondiali del Cile del 1962 eravamo in 4, ora bisogna fare i conti con il mondo globalizzato"

Angelo Benedicto Sormani e José Altafini (Infophoto) - PRISMA
Angelo Benedicto Sormani e José Altafini (Infophoto) - PRISMA

"L'idea di Mancini non è del tutto sbagliata ma non ha pensato che un oriundo in realtà è un cittadino italiano con tutti i diritti e i doveri; possono votare, fanno parte integrante del Paese ma non possono giocare? Mi pare un controsenso". E' la replica all'Adnkronos di Angelo Benedicto Sormani, brasiliano di nascita ma italiano di adozione, alle parole del tecnico nerazzurro, Roberto Mancini, che ha chiesto di non convocare in Nazionale chi non è nato in Italia, contrariamente a quanto fatto dal ct azzurro Antonio Conte che ha chiamato Eder e Vazquez.

"Sul fatto che a Mancini piaccia questo senso di nazionalismo non ho nulla da eccepire, ma il mondo globalizzato è pieno di figli di emigranti italiani che sono tornati -prosegue Sormani, per lui 7 presenze e 2 gol in azzurro dopo l'approdo in Serie A con la maglia del Mantova nel 1961, per poi vestire le maglie di Roma, Sampdoria, Milan, Napoli, Fiorentina e Vicenza-. Ai mondiali in Cile nel '62 eravamo quattro oriundi, uno dei quali, Altafini, era già stato campione del mondo col Brasile".

"Il discorso è che gli oriundi, quando giocavo io, erano un qualcosa in più perché nel campionato erano tutti italiani. Addirittura potevano giocare solo 2 giocatori provenienti da federazioni estere. Ai miei tempi se un 16enne italiano avesse fatto il primo cartellino all'estero, una volta tornato non avrebbe potuto giocare come italiano ma come proveniente da federazione estera. L'oriundo all'epoca era più un lusso".

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