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Sostenibilita', diminuiscono in Italia opere contestate, -5% nel 2013

09 luglio 2014 | 16.30
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48,5% contestazioni da soggetti politici e istituzionali, lo rileva Nimby Forum

Sostenibilita', diminuiscono in Italia opere contestate, -5% nel 2013

Diminuisce per la prima volta in Italia il numero degli impianti contestati, che nel 2013 scendono a 336 rispetto ai 354 censiti nel 2012, con un decremento di 5 punti percentuali. Sul totale delle opere contestate, 108 sono i casi emersi per la prima volta nel 2013 e anche da questo punto di vista, si registra un decremento del 29% circa, rispetto ai 152 nuovi focolai apparsi nel 2012. Più tolleranza? No, il merito sarebbe della crisi: in Italia insomma si contesta di meno perché si investe meno.

Ad essere più contestato è il comparto elettrico, ancora più del settore rifiuti. Sono alcuni dei dati, presentati oggi, dell'Osservatorio Nimby Forum, l'unico database nazionale che dal 2004 monitora la situazione delle contestazioni contro opere di pubblica utilità e insediamenti industriali in costruzione o ancora in progetto. Osservatorio che prende il nome dalla cosiddetta sindrome "Nimby", acronimo che sta per "not in my backyard", ovvero: non nel giardino di casa mia.

''Per la prima volta in 9 anni diminuiscono i casi di Nimby, o comunque ritardi e blocchi causati da contestazioni e burocrazia - evidenzia Alessandro Beulcke, presidente di Aris, l'associazione che promuove l'Osservatorio Nimby Forum - Un dato a cui probabilmente non si può dare una lettura positiva: il Paese è attraversato da una crisi non solo economica ma anche reputazionale, che allontana gli investitori esteri proprio mentre i capitali nazionali si fanno più esigui".

Secondo il Censis, dall'inizio della crisi (2007) gli investimenti diretti in Italia sono diminuiti del 58%, attestandosi nel 2013 su 12,4 miliardi di euro. Tra le cause, fattori quali procedure, tempi e costi necessari ad ottenere permessi e avviare un progetto. E ancora, stime delle Nazioni Unite (Unctad - United Nations Conference on Trade and Development) evidenziano come, nel 2012, gli investimenti diretti esteri abbiano subito una drammatica contrazione nel mondo (-18%) come in Italia (-70%), rispetto all'anno precedente.

Ed ecco quali sono i settori contestati e i soggetti contestatori. Con 213 opere contestate (63,4% del totale), il comparto elettrico è in testa della classifica dei settori maggiormente colpiti dalla sindrome Nimby. Nel 2004, il dato si attestava solo sull'11,6%. Trend inverso per il settore dei rifiuti, che esprime il 25,3% degli impianti contestati (nel 2004 era al 78,8%). Da ultimo, il comparto delle infrastrutture evidenzia 32 opere contestate, raddoppiando la propria incidenza dal 4,8% del 2011 al 9,5% del 2013.

Considerando il solo settore della produzione di energia elettrica (esclusi quindi elettrodotti, gasdotti, etc) le fonti rinnovabili catalizzano le opposizioni del territorio nell'87,4% dei casi. Si conferma così il forte scollamento tra il teorico sostegno alle tecnologie 'green', diffuso presso cittadini e opinion leader, e le reazioni 'nimby' riservate a questi progetti sui territori.

La classifica degli impianti più contrastati per tipologia è guidata dalle centrali a biomasse, alimentate quindi da una fonte rinnovabile: con 111 strutture contestate, questa categoria supera ampiamente discariche, termovalorizzatori e impianti eolici (22 opposizioni) e le infrastrutture autostradali (19).

Politica ed Enti Pubblici rappresentano il veicolo tramite il quale le contestazioni maggiormente viaggiano e si consolidano: rispettivamente nel 24,7% e nel 23,8% dei casi, ad opporsi ad impianti e opere pubbliche sono proprio questi soggetti, che insieme sfiorano la maggioranza assoluta (48,5%). In termini assoluti, restano comunque prevalenti le contestazioni di matrice popolare (comitati, etc) con il 32,2%. Con il 13,9% (in crescita rispetto al 9,8% del 2012) seguono le opposizioni espresse da associazioni ambientaliste.

La preoccupazione per l'impatto ambientale non rappresenta più la prima ragione alla base delle contestazioni, con una incidenza che passa dal 37% del 2012 al 20,6% del 2013. Al primo posto, Nimby Forum colloca, invece, i timori per la qualità della vita, con un 21%. Seguono le opposizioni per carenze procedurali e di coinvolgimento (17,5%) e la paura per la salute pubblica (14,8%).

Come lo scorso anno, l'Osservatorio rileva che sono i soggetti contestatori a monopolizzare il flusso di comunicazione, esprimendo l'83% delle iniziative rilevate. A conferma dell'enorme gap da colmare sul piano dell'informazione, del coinvolgimento e della partecipazione, da parte dei soggetti che si propongono di realizzare progetti infrastrutturali e di sviluppo in Italia.

Dal punto di vista geografico, si contesta maggiormente nelle regioni del Nord, con Veneto e Lombardia investite rispettivamente da 54 e 50 focolai nimby.

Interessanti il quinto posto dell'Abruzzo, che con 26 impianti contestati è investito dalle proteste verso i numerosi progetti di ricerca di idrocarburi, e il penultimo della Basilicata. Quest'ultima esprime 2 soli impianti contestati, nonostante il livello di scontento della popolazione verso le infrastrutture petrolifere e le prospettive di nuove estrazioni sia generalmente alto.

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