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Ambiente: il 2 febbraio si celebra la Giornata Mondiale delle zone umide

29 gennaio 2015 | 15.42
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Habitat fondamentali per la salvaguardia del clima e della biodiversità, ma nell’ultimo secolo oltre il 64% di queste aree è scomparso. In Italia queste aree sono 53, censite dal ministero dell'Ambiente in 15 regioni.

Ambiente: il 2 febbraio si celebra la Giornata Mondiale delle zone umide

Paludi, torbiere, distese di acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra o salata: sono le zone umide e a loro è dedicata la Giornata Mondiale del 2 febbraio, per celebrare luoghi fondamentali per la conservazione della biodiversità terrestre, ma anche tra gli ecosistemi più a rischio del pianeta, tra pressione antropica e riscaldamento globale. Nell’ultimo secolo, oltre il 64% delle zone umide sono scomparse.

Non solo non sono stati raggiunti gli obiettivi di fermare la perdita di biodiversità entro il 2010, ma addirittura, secondo dati Ispra, il tasso di declino e perdita di alcune popolazioni di specie legate agli ecosistemi acquatici è quadruplicato dal 2000 a oggi. La tutela delle zone umide a livello mondiale è stata sancita il 2 febbraio 1971 dalla Convenzione di Ramsar, che è sottoscritta oggi da 168 Paesi.

In Italia queste aree sono 53 secondo l’elenco stilato dal ministero dell’Ambiente. Interessano ambienti e paesaggi molto significativi di 15 regioni tra laghi, torbiere, fiumi e foci, stagni, lagune, valli da pesca, litorali con acque marine costiere, e sono per la totalità inseriti anche nella rete Natura 2000 o in aree protette nazionali, regionali o locali.

Oltre a rappresentare l’habitat di una particolare flora e fauna, le zone umide contribuiscono, in quanto regolatrici del regime delle acque, proprio alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Ecco perché Legambiente si mobilita per far conoscere questi luoghi straordinari dal punto di vista ambientale ma spesso sottovalutati, e dedica loro un fine settimana di escursioni e il lunedì dedicato alle scuole.

Tra le zone umide che saranno protagoniste di questo programma, il lago Fusaro in Campania, i pantani Longarini a Ragusa e l’oasi del Simeto a Catania, il lago Ariamacina sulla Sila, la riserva naturale della Valle Cavanata in Friuli Venezia Giulia, il fiume Ombrone in provincia di Grosseto e la Riserva Naturale di Bosco Tanali in Toscana, la riserva della Sentina a San Benedetto del Tronto, il parco nazionale del Circeo, la riserva regionale dei Calanchi a Montalbano Jonico e le rive del lago del Pertusillo a Grumento Nova in Basilicata, la laguna di Santa Gilla ad Assemini in Sardegna.

Le iniziative promosse dall’associazione coinvolgono oltre ai siti Ramsar anche zone umide considerate minori e spesso non riconosciute con lo status previsto dalla Convenzione: aree acquitrinose, paludi, torbiere oppure zone naturali o artificiali d'acqua, permanenti o transitorie, opere artificiali rinaturalizzate, casse di espansione, invasi di ritenuta, cave di inerti per attività fluviale, canali e vasche di colmata. Tutte aree poco conosciute dai cittadini e molto spesso non tutelate dalle istituzioni.

“Celebrando la Giornata mondiale delle zone umide, vogliamo ricordare che per proteggere questi preziosi ecosistemi serve l’impegno diretto delle istituzioni e la sensibilizzazione dei cittadini - spiega il responsabile Aree protette di Legambiente Antonio Nicoletti - Le specie viventi nelle acque interne, che sostengono processi vitali e produttivi, forniscono una serie numerosissima e varia di servizi ecosistemici".

"La perdita di questi servizi - sottolinea Nicoletti - in particolare di quelli relativi ai processi depurativi, produttivi, alla regolazione dei fenomeni idrogeologici e alla fissazione del carbonio presente nella biosfera, potrebbe determinare impatti preoccupanti sui processi produttivi e sulla qualità della vita dell‘uomo".

E’ perciò urgente attuare azioni di tutela delle risorse idriche e degli ecosistemi acquatici ad esse associati come le zone umide. In Italia mancano ancora le necessarie sinergie fra le Direttive Quadro sulle Acque, Habitat e Uccelli e per le aree marino-costiere con la Direttiva Quadro sulla Strategia per l’ambiente marino. L’integrazione dei loro strumenti permetterebbe di ottimizzare le risorse e i tempi per attuare azioni di tutela e di monitoraggio della biodiversità.

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