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Cop21, Galletti: "Vero obiettivo sia soglia di 1,5 gradi"

02 dicembre 2015 | 15.12
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"Sia la soglia di 1,5 gradi del surriscaldamento globale il vero obiettivo della Cop21". A chiederlo è il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti intervenuto oggi in Senato dove è stata approvata la mozione di maggioranza sulle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici in vista della partecipazione del governo alla Conferenza internazionale di Parigi.

"Chiediamo che nell'accordo finale della Cop21 ci sia un accenno a 1,5 gradi come obiettivo finale da raggiungere nel corso dei prossimi anni", ha insistito Galletti ricordando che il tetto dei 2 gradi "è stato il frutto di una mediazione tra tutti i Paesi a Copenhagen ma non è ancora sufficiente, ci sono Paesi che con 2 gradi comunque non si salvano". E tutto dipenderà, secondo il ministro, dalla governance che farà seguito al vertice e "che monitori costantemente, ogni tre o ogni 5 anni, le azioni dei Paesi al loro interno". Perché "Parigi inizia a Parigi ma dovrà continuare per sempre".

Tema ancora aperto resta la differenziazione di responsabilità tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo. "L'Italia dice sì ma - sottolinea Galletti - chiediamo una differenziazione in evoluzione che tenga conto via via della situazione vera dei Paesi che ora sono in via di industrializzazione ma che tra qualche anno saranno industrializzati come noi". Su questo "Cop21 dovrà essere chiara" ha aggiunto il ministro ricordando che i Paesi sviluppati sono Paesi donatori che si impegnano nei confronti dei Paesi in via di sviluppo.

Secondo Galleti comunque "Parigi è la linea di demarcazione tra una vecchia e una nuova economia. La nuova economia avrà come faro il rispetto dell'ambiente".

"A Kyoto - ha ricordato - sottoscrissero il protocollo Paesi che in totale rappresentavano il 12% delle emissioni di Co2. Oggi a Parigi sono 163 Paesi, il 96% degli emettitori di Co2. Un dato che ci dice che la coscienza ambientale è cresciuta a dismisura e ora c'è da parte di tutti la responsabilità di fare qualcosa. Non solo. Se a Kyoto i Paesi erano criticati perché vincolavano le proprie economie rendendole molto meno competitive con le altre sacrificandole sull'altare della salvaguardia dell'ambiente, oggi è il contrario, Parigi non sarà un vincolo economico ma un'opportunità economica".

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