I Giochi Olimpici 2016 a Rio de Janeiro hanno acceso i riflettori su un Paese in estrema difficoltà, colpito da una profonda crisi politica, economica e sociale. Ma l'economia brasiliana ha anche un volto 'fair', quello del commercio equo e solidale, in grado di sviluppare il mercato locale e garantire a produttori delle filiere agroalimentari una sostenibilità economica, sociale e ambientale.
Qualche esempio? La produzione di noci di anacardio nello stato del Piauì, nel nord-est del Brasile. Qui i produttori della cooperativa Cocajupi sono arrivati grazie a programmi di riforma agraria, ricollocamento o occupazioni di terre improduttive poi legalizzate. Coltivano senza pesticidi e promuovono la fertilità del terreno, combattendo la siccità che ha colpito la zona.
Grazie al circuito del commercio equo e al pagamento di un prezzo stabile che assicura una produzione sostenibile, il mercato (che attualmente in Italia rappresenta più di 30 tonnellate all’anno) è in crescita del 20-30% ogni anno.
Altro esempio è il Consorzio di produttori di Caffè Coopfam, che dal 1985 riunisce famiglie di coltivatori di caffè. Dal 2002 in Consorzio fa parte della rete del Commercio Equo e Solidale, che ha contribuito a migliorare il sistema di produzione oggi basato sull’agricoltura biologica e sostenibile, e che ha migliorato le condizioni di vita di quelle famiglie, ripartendo in maniera più equa il reddito derivante dalla produzione.
Equo Garantito e Fairtrade da anni lavorano al fianco degli agricoltori e dei lavoratori, così il Commercio Equo e Solidale diventa strumento di riduzione della povertà e di cambiamento reale delle condizioni di vita di intere comunità del Paese. Il sistema del Commercio Equo in Brasile, così come negli altri Paesi dell’America Latina, è servito a contrastare lo squilibrio di potere nelle relazioni commerciali, favorendo l’accesso al mercato dei produttori marginali.