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Rifiuti: in Germania recuperato il 79% nel 2014, avviato a riciclo il 69%/Focus

28 ottobre 2016 | 17.24
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Rifiuti: in Germania recuperato il 79% nel 2014, avviato a riciclo il 69%/Focus

La quantità dei rifiuti urbani si attesta in Germania da anni attorno a 50milioni di tonnellate annue. Nel 2014, il 79% dei rifiuti raccolti è stato recuperato. Di questi, il 69% come materiale destinato al riciclo, il 10% utilizzato per la produzione di energia nei termovalorizzatori. Il sistema funziona attraverso una collaborazione tra aziende pubbliche e private. I privati operano, a condizioni di mercato, nelle filiere dei materiali recuperabili, in generale gli imballaggi, che hanno un valore intrinseco e sono rivendibili con un margine di profitto.

Le aziende pubbliche o partecipate erogano invece, a fronte del pagamento di una tariffa, servizi necessari di interesse pubblico quali la gestione dei rifiuti o la pulizia delle strade. Sono ambiti ove il rifiuto non solo non produce valore, ma rappresenta piuttosto un costo per il gestore. Le aziende private ritirano invece tutto quello che può essere riciclato o riutilizzato. Gli imballaggi con intrinseco valore economico che non a caso diventano materie prime secondarie. Dal 2005, la legge proibisce lo smaltimento in discarica dei rifiuti senza pretrattramento. La norma vige, come noto per il caso di Roma, in tutta l’Unione Europea.

Il ruolo della termovalorizzazione. L’esempio di Ruhleben

Termovalorizzatore in tedesco si dice Müllheizkraftwerk. Ruhleben è uno dei più moderni della Germania. Nel 2012, forte di un investimento complessivo di 150 milioni di euro, la Bsr ha introdotto le migliori tecnologie disponibili (Bat - Best Available Technologies) nell’impianto che oggi opera costantemente a valori molto al di sotto dei limiti di legge sulle emissioni. Senza i termovalorizzatori, a Berlino come nel resto della Germania, non sarebbe possibile chiudere il ciclo dei rifiuti.

Ruhleben converte l’energia potenziale contenuta nei rifiuti in vapore. Questo a sua volta alimenta la vicina centrale elettrica e termica di Reuter, che appartiene a Vattenfall, una delle grandi utility private del paese. Ruhleben lavora al ritmo di 129 tonnellate di vapore prodotte ogni ora. L’impianto della Vattenfall converte quindi questo vapore in energia elettrica (tramite turbine) oppure lo utilizza per alimentare il sistema di teleriscaldamento della città. L’acqua residua del processo, una volta raffreddata, torna a Ruhleben.

Il ciclo di termovalorizzazione è sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico. Secondo calcoli della BSR, la produzione e vendita di energia permette un abbattimento della tariffa sui rifiuti applicate nella capitale tedesca di circa il 3%.

L’1% dell’energia elettrica totale da termovalorizzazione nel 2012

In Germania, nel 2012, l’1% dell’energia elettrica totale è stata prodotta dalla termovalorizzazione di rifiuti. Questo valore è in crescita. A Berlino nel 2012 sono state raccolte 900.00, tonnellate di rifiuti urbani. Di queste, 520.000 sono finite a Ruhleben. I dati non variano in maniera sostanziale negli anni successivi fino al 2015. Sul totale di 1.208.885 tonnellate, 526.000 sono state inviate al termovalorizzatore.

Si tratta della frazione di rifiuti che può essere immediatamente bruciata senza necessità di pre-trattamento; solo questa rappresenta un valore economico per il gestore. La qualità del materiale dipende in primo luogo dall’assenza di umidità. Tutto il materiale residuo, quello con minore potere calorifero intrinseco, subisce un pre-trattamento a valle della termovalorizzazione.

Questi impianti intermedi di pretrattamento sono gestiti in sinergia pubblico-privata. A Berlino operano sia BSR, pubblica, che Alba, uno dei grandi gruppi privati del paese. Il materiale viene triturato e seccato per poi essere infine inviato a Jähschwalde, un altro termovalorizzatore della Vattenfall. Stavolta però è BSR, il gestore pubblico, che paga l’utility. Al contrario di quanto avviene a Ruhleben, il materiale non è infatti di qualità sufficiente a garantire l’economicità del processo.

Perché la termovalorizzazione

Nel paese preso a modello per l’efficienza del sistema di gestione dei rifiuti in Europa, perché si ricorre alla termovalorizzazione? La risposta è semplice. Innanzitutto, la priorità posta dalla legge europea. Finisce sottoterra solo quello che non può essere trattato diversamente. In primo luogo, deve essere ridotta la quantità di rifiuti prodotti. In subordine e in questa successione logica, i rifiuti devono poi essere avviati al riuso, al riciclo, alla raccolta e al recupero energetico. Solo la parte residuale può infine essere smaltita in discarica.

Va però tenuto fermo un fatto. Non tutte le tipologie di rifiuti possono essere riciclate a costi sostenibili. In pratica solo gli imballaggi, che non a caso sono normalmente affidati alla gestione dei privati secondo logiche di mercato. Esiste nella realtà un trade-off tra la possibile valorizzazione economica del rifiuto e logiche e obiettivi di sostenibilità. I termovalorizzatori, quando funzionano correttamente come l’impianto di Ruhleben fungono da anello di congiunzione tra questi due livelli.

Il concetto di partenza è quello della normative europea: “Waste to Energy”, il recupero energetico. Il vapore prodotto a Reuter sostituisce infatti fonti energetiche primarie e contribuisce alla riduzione delle emissioni di CO2.

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