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Nucleare: deposito geologico, in Italia se ne discute e in Francia è realtà/Focus

07 agosto 2015 | 17.01
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Rifiuti radioattivi: e se la soluzione fosse il deposito geologico? In Italia se ne discute, in Francia diventerà realtà. Per lo stoccaggio finale dei rifiuti ad alta attività è prevista la realizzazione, entro il 2025, di un deposito di tipo geologico, Cigéo (Centre industriel de stockage géologique), nel comune di Bure, nella Lorena, al confine con la regione dello Champagne-Ardenne. Ad ospitarlo, sebbene il progetto debba superare tutte le fasi autorizzative, una formazione argillosa datata 160 milioni di anni.

A partire dal 2000 vi è stato realizzato un laboratorio sotterraneo per lo studio e la verifica dell'idoneità delle caratteristiche della formazione geologica ad ospitare in sicurezza i rifiuti in questione per i tempi indefiniti che ciò richiede. Un deposito geologico per i rifiuti radioattivi 'a vita lunga' sarebbe dunque la soluzione in grado di garantire l'isolamento dalla biosfera delle scorie radioattive, finché la loro radioattività non sia scesa a livelli non pericolosi per l'uomo e per l'ambiente (ma perché questo accada ci possono volere migliaia e decine di migliaia di anni).

Le formazioni geologiche profonde, in grado di restare stabili e inalterate per periodi che si misurano nell'ordine di tempi geologici, sarebbero dunque perfette, in particolare le miniere di sale, ma anche i bacini argillosi o i bacini di granito non fratturato.

"Soluzioni che in Italia non mancano", sottolinea Piero Risoluti, uno dei maggiori esperti di materiali radioattivi, che all'ipotesi dedica un capitolo del suo libro "Il deposito italiano delle scorie radioattive. 18 anni di tentativi" (Armando Editore). Risoluti, che ha svolto la sua attività presso l'Eni, l'Enea, l'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica delle nazioni Unite (Iaea), difende con forza l'ipotesi che in Paesi con importanti produzioni di rifiuti a vita lunga, soprattutto ad alta attività, come Svezia e Francia, può già contare su importanti programmi ad hoc.

Ipotesi che, con il progetto Pangea, era alla base della proposta di un deposito geologico internazionale, poi abbandonata, che aveva individuato già le possibili aree in Australia, Patagonia, Gobi, Africa.

Ma per costruire un deposito geologico "ci vogliono almeno 30 anni - aggiunge Risoluti - varrebbe quindi la pena di iniziare a fare gli studi a tavolino, che non costano molto, invece di perseguire il grande progetto di mandare i rifiuti all'estero". Ma quella del deposito, ricorda Risoluti, è una questione che muove grandi interessi. "Lo Stato ha pagato fino ad oggi 150 milioni di euro a Comuni e Province che detengono, sul proprio territorio, rifiuti radioattivi", denuncia.

Qualche esempio? "Tra i 5 e i 6 milioni l'anno ai Comuni di Ispra e Varese, e 6 milioni a Osteria Nuova per i rifiuti di Casaccia che vanno per metà al Comune di Roma e l'altra metà alla provincia. Una pioggia di soldi", commenta Risoluti. Altro tema affrontato nel suo libro che, a più di un quarto di secolo dalla chiusura delle attività nucleari in Italia e con le scorie ancora da sistemare, entra nel dibattito sull'individuazione del sito idoneo in cui smaltire e depositare i rifiuti radioattivi.

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