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Ambiente: Legambiente, bonifiche stentano a partire/Focus

04 febbraio 2016 | 17.41
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(Fotogramma)
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Bonifiche a rilento. "Gli interventi stentano a partire. Ciò che è stato fatto riguarda soprattutto la messa in sicurezza che doveva rappresentare la prima fase per poi avviare un programma di bonifica. Fino ad oggi, però, è quasi l’unico modo in cui si è intervenuti", spiega all’Adnkronos Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente.

"Dall’avvio del Programma nazionale di bonifica a oggi - continua - di fatto il settore delle bonifiche deve ancora partire, tolti alcuni siti dove è stata approvata la bonifica, sulla maggior parte è stato fatto ancora molto poco. In molti casi sono state fatte delle caratterizzazioni, indagini molto articolate e complesse che sono ancora in corso. Mentre per le bonifiche, se pure in alcuni casi sono stati approvati i progetti, gli interventi stentano a partire. Ciò che è stato fatto riguarda soprattutto la messa in sicurezza che doveva rappresentare la prima fase per poi avviare un programma di bonifica. Fino ad oggi, però, è quasi l’unico modo in cui si è intervenuti".

Negli anni, il Programma nazionale di bonifica era arrivato a comprendere 57 siti, scesi a 39 nel 2013 con la derubricazione di 18 siti da nazionali a regionali. Successivamente, con la bocciatura del Tar del ‘declassamento’ della Valle del Sacco, l’area laziale è rientrata nella lista dei sin portando l’elenco a 40 località.

Ma quali sono le emergenze ambientali in questi siti? Tre le fonti principali di inquinamento in queste aree. "In alcuni casi - spiega Zampetti - ci sono situazioni di contaminazione legate ad attività industriali, dovute anche all’assenza in passato di una normativa ambientale attenta, in altri casi la contaminazione nasce esclusivamente da attività illecite quindi dallo smaltimento, l’esempio più eclatante è il litorale Domizio-Flegreo e l’Agro Aversano dove c’è la Terra dei fuochi, un enorme sito oggi di interesse regionale, che è stato un sin per anni. Questo sito ha una contaminazione di tipo industriale pur non avendo attività di questo tipo: qui la contaminazione è data dallo smaltimento illecito degli impianti anche del Nord Italia".

"Stesso discorso - prosegue - per le discariche vicino a Frosinone. Poi ci sono siti industriali che hanno operato negli anni con sistemi di smaltimento illecito".

Negli anni, per il responsabile scientifico di Legambiente, ci si è mossi nella direzione sbagliata mettendo in campo anche una gran quantità di risorse economiche. "Ad oggi intorno alle bonifiche si sono mossi molti interventi - spiega - come le caratterizzazioni, queste indagini molto serrate, con tanti campionamenti, e come la messa in sicurezza con costi anche elevati. Insomma, invece di trovare una soluzione più efficace ed economica per risanare il sito si sono adottate procedure di intervento con costi elevati anche nel tempo. Si è ragionato più nell’ottica degli appalti e degli interventi costosi che in quella di azioni efficaci di risanamento".

Ciononostante, si continua a operare in un’ottica emergenziale, rileva Legambiente. "Lo Sblocca Italia, approvato a fine 2014, continua a prevedere per i sin lo strumento del commissariamento e dell’andare in deroga alla procedura ordinaria - chiarisce Zampetti - Quindi ancora oggi si continua a rispondere alla complessità della bonifica con le procedure di emergenza e con i commissariamenti che noi riteniamo la modalità meno indicata perché per le bonifiche bisogna mettere in campo competenze scientifiche, condivisione degli interventi e una procedura ordinaria di risanamento".

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